La notte di Mos Eisley e' tiepida e buia. E' una citta' di criminali, e c'e' poca illuminazione pubblica. Alla luce dei pochi lampioni e di qualche faro appeso sopra la soglia delle case, il vento dello Jundland crea piccoli turbini di sabbia. Un brusio sommesso, il respiro della citta' intera, un tutt'uno con la voce del deserto, avvolge Kastar Fabar. In alto sul pianerottolo di Anomander, e' ancora sopra la giungla di pericoli che lo aspetta. Dopo aver preso un lungo respiro, Kastar si avvia giu' per la scaletta.
Mos Eisley di notte, e lo spazioporto in particolare, non sono esattamente posti raccomandabili. La struttura, a malapena isolta dal resto della citta', e' poco piu' di una serie di enormi buchi del terreno, da usare come moli di attracco, con alcune stanze di infrastruttura scavate nella roccia intorno ad essi. Kastar vi giunge dopo una ventina di minuti di passeggiata. Davanti a se ha quella che sembra essere l'entrata. Una rampa in discesa che porta dentro la sala di arrivo. L'unica fonte luce e' una vecchia lampada al mercurio, in alto in cima ad un palo. Ci sono pochi veicoli parcheggiati. In un angolo buio, un gruppo di individui sta chiacchierando seduto su un corrimano. Di tanto in tanto, giunge la debole luce del carbone che si accende quando uno di essi tira dalla pipa ad acqua. Un odore di umido e vecchio, di carburante incombusto, di olio per motori ed urina di animali, assale le narici di Kastar mentre si avvicina...
[Modificato da Ossian77 25/09/2006 11.06]