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[Clan] Salubri

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2011 16:27
31/01/2007 00:15
 
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Allora... è un po' complicato da spiegare. Faccio prima a fare così, vi incollo la traduzione della narrazione del rituale che si trova sul clanbook. Il rituale cmq non è privo di effetti, ma permette di accedere a 2 nuovi poteri che non sono niente male, ma per evitare il post totale globale, magari ne parlo in separata sede se interessano a qualcuno. Ovviamente la traduzione è ancora grezza... conto prima di finire tutto e poi di dare una sistematina stilistica :p cmq.... questo è quanto:


Questo rituale rimane uno dei più grandi misteri tra le caste e uno dei più grandi segreti personali.
Per Scatha-Columbkille somiglia all’estasi mistica che prova un santo o alla prima notte di nozze per una coppia di fidanzati – inutile a occhi altrui. Lei, però, non ne avrebbe parlato per nessun motivo dinanzi a me. Allo stesso modo Nuriel non ha voluto parlare della propria esperienza, ma ha comunque riferito che è un momento più profondo persino dell’Abbraccio. Kadiel ne parlò pochissimo, ma non disse alcunché di rilevante.
Alla fine, ricevetti una grande parte di informazioni su questo argomento da un anziano scudiero che mi portò le ultime memorie del suo maestro. Quest'uomo, un mortale di circa cinquant'anni, pianse ricordandolo, tanto per la perdita del suo maestro, quanto per il ricordo di quello che aveva sperato di poter ricevere un giorno.
Quello che segue è uno stralcio di racconto riguardante il rituale del sangue di Sulien de Lessen, chiamato poi Nathaniel, figlio di Israel.

“ Sono stato condotto a una radura tra la foresta, portando con me le mie armi e la mia armatura. Il mio sire mi ordinò di strapparla via dalla pelle e di gettare tutto quello che avevo portato con me al suolo, ai suoi piedi. Una volta fatto ciò, pregammo per alcune ore. La notte attorno a noi era incredibilmente quieta e silente, senza il disturbo di alcun canto di uccelli o di rumori di bestie. Il cielo sopra era acceso solo dalle migliaia di stelle del firmamento e tuttavia la notte era di una limpidezza eccessiva, era fredda.
Il mio sire allora, mi ordinò di restare in un cerchio che lui aveva preparato e camminando attorno a me, con grande attenzione, mi interrogò con delle domande sul mio addestramento e sulle mie conoscenze. Se avessi sbagliato o esitato lui mi avrebbe inferto una singola sferzata.
Era una prova della mia rabbia, lo sapevo, e la trattenni con tutta la mia forza e con grande fatica.
Lui mi parlò in Enochiano, talvolta in Ebraico, e risposi a tono. Sopra ogni cosa, sapevo che dovevo trattenere la mia rabbia e non permetterle di prendere il sopravvento, altrimenti sarebbe sicuramente stato un fallimento, avrei fallito su tutto quello che avevo appreso.
Ho sanguinato a causa di dieci sferzate, l’odore del mio sangue era come incenso nell’aria.
Benché stessi ormai vacillando non mi piegai.
A quel punto il mio sire mi disse di recitare il codice che mi aveva insegnato, senza imperfezioni o errori.
Quando terminai mi disse: “Chi sei tu che affermi che terrai questo Codice caro come la tua stessa vita? Chi sei tu che vorresti servire il Signore, ed essere enumerato tra coloro della Stirpe di Samiel?”
Lui non mi chiedeva il nome di nascita, ma quello con cui sarei stato conosciuto fino alla fine del mondo, il nome attraverso cui Samiel mi avrebbe evocato fuori dal mio sepolcro.
Benché avessi appreso molte cose nel tempo precedente, non riuscivo a richiamare alla mente il nome che avevo scelto per me stesso.
Allora, come proveniente da un luogo lontano, sentì la voce di mio padre nelle orecchie che diceva: “Lascia che tu sia chiamato Nathaniel”.
Sicuramente doveva essere un segno di buon auspicio e di benedizione, così lo dissi al mio sire.
Egli tracciò un segno nell’aria e disse: “Allora sei tu, Nathaniel, e mi parlerai del Codice come farebbe un guerriero.” Lo feci e il mio sire disse: “ Sei tu, figlio del mio sangue e fratello della mia spada, io sarò con te, spalla a spalla, contro tutti coloro che desiderano la nostra rovina e sarò con te negli eserciti del Giorno del Giudizio.”
Feci lo stesso giuramento a lui e solo allora le mie ferite iniziarono a sopraffarmi.
Il mio sire mi diede una sacca di vitae, che io bevvi, e chiusi le ferite con la mia stessa volontà.
Mi rivestii e mi armai nuovamente, e ritornammo ai nostri rifugi quando ormai il giorno iniziava a illuminarsi a oriente.
La notte successiva, quando incontrammo un principe Cainita del clan dei Ventrue, il mio sire gli disse: “Questo è mio fratello e figlio del mio sangue, Nathaniel.”

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