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Il Santo Graal

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2005 18:27
01/04/2005 19:53
 
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1 - Origine storica

Intorno alla metà del XII secolo i regnanti angioino-plantageneti, la cui sovranità si estendeva sull'Inghilterra ma che derivava dalla Bretagna, dalla Normandia e dall'Anjou, erano impegnati nel crearsi un grande regno, che oltre all'Inghilterra, comprendeva gran parte dell'attuale Francia. Il matrimonio dinastico tra Enrico II ed Eleonora d'Aquitania, nel 1152, sigillava un vasto programma egemonico: ora i domini di Luigi VII di Francia - che fu il primo marito di Eleonora, e del quale il re inglese era a vario titolo vassallo per i territori francesi - erano molto meno estesi rispetto a quelli del rivale d'oltremanica, per quanto Luigi ne fosse signore feudale per vaste aree.
Era quindi necessario per la dinastia anglo-francese creare un precedente tanto dei celti insulari e degli anglosassoni quanto dei normanni, capace di nobilitare e avvicinare entrambe le stirpi delle due sponde della manica. E che potesse competere, per antichità e sacralità, tanto con la monarchia francese - che aveva il suo centro sacro in Reims, dove si conservava la Sacra Ampolla dell'olio con cui si ungevano i re, e nell'abbazia di Saint-Denis, che custodiva il vessillo direttamente concesso da Dio a Carlomagno, l'Orifiamma - quanto con lo stesso impero Romano-Germanico che traeva la sua sacralità dalla Cappella Palatina d'Aquisgrana, dove riposavano le reliquie di Carlomagno.
Questa pratica era già ben nota fin dall'antichità, ne è esempio L'Eneide, che creò un'origine troiana per gli imperatoti romani.
Gli emuli delle tradizioni francesi e germaniche furono presto individuati negli antichi sovrani celtici cristianizzati.
Già nell'VIII-IX secolo l'Historia Britorum di Nennio nominava un "Arturus Rex": oggi si ritiene che la figura di Artù sia un funzionario romano della Britannia, Lucius Artorius.
Nella seconda metà del secolo X gli Annales Cambriae parlavano di una vittoria riportata dai britanni contro i sassoni nel 516 o 518, durante la quale il re Arturus avrebbe portato per tre giorni consecutivi la croce del Cristo. Le tradizioni arturiane sarebbero state raccolte intorno al 1135 dalla Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, al quale s'ispirò Guglielmo di Malmesbury per la seconda edizione di un suo scritto, il De antiquitate Glastoniensis Ecclesiae, redatto tra il 1135 e il 1137 e nel quale la leggenda appare per la prima volta nella sua interezza.
Per Artù si creò anche un centro sacrale che poteva rivaleggiare con Aquisgrana e con Saint-Denis: l'abbazia di Glastonbury nel somerset, dove nel 1191 - durante la terza crociata - furono scoperte le tombe del re Artù (con la famosa iscrizione "rex quondam rexque futurus", re una volta e re per il futuro) e di Ginevra e che fu identificata con la leggendaria Avalon.
Tra il 1181 e il 1190 Chrétien de Troyes (probabilmente il maggiore poeta medievale prima di Dante) compose il Perceval, ou le Conte du Graal: in esso è dichiarato che la trama deriva da un libro ricevuto dal dedicatario stesso dell'opera, Filippo d'Alsazia conte di Fiandra, che nel settembre 1190 partì per la terza crociata (e non ne sarebbe tornato).
Il XII secolo non apprezzava le novità: tanto più in un campo come quello delineato dal Perceval, dove si proponeva la vicenda d'una sorta di iniziazione religioso-cavalleresca incentrata sul mistero del Graal.
Ma il termine Graal, che per noi è un nome proprio, ai tempi di Chrétien non lo era affatto; né lo era neo suoi versi, dove si propone non la storia del Graal quanto quella di un Graal, sia pur particolare.
La parola graaus (al nominativo; nei complementi, graal) è attestata in lingua d'oil almeno a partire dal Roman d'Alexandre del 1160-70: il Du Cange riferisce che la parola latina gradalis, corrispondente a graaus, è contenuta nel testamento del conte Ermengaud d'Urgel (1110) che dona all'abbazia di Sainte Foy di Conques "gradales duas de argento".
Nell'area di Troyes la parola graal esisteva da molto tempo come nome comune per indicare un piatto o una scodella. Ma anche altre regioni della Francia conoscevano varianti di questo termine col medesimo significato: nel sud-ovest si usava gardale, nella Svizzera romanda, gral, nel Jura, giro,gro,gra,gre; la variante provenzale-occitana grazal o grasal s'incontra in Provenza almeno dalla metà del XII secolo e sopravvive fino ad oggi, come ben sa chiunque in montagna abbia bevuto da una grolla.





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