| | | OFFLINE | Post: 1.036
| Registrato il: 01/11/2001 | Sesso: Maschile | Moderatore | Veterano | |
|
Visto che (non) mi piace parlare a vanvera, vi dico che l'"affermazione" del post precedente viene da "Lupi" di Barry Lopez, pag 189:
"Nel cercare di comprendere la nostra avversione riguardo la natura selvaggia, lo storico Roderick Nash ha individuato antecedenti religiosi e secolari. In Beowulf, per esempio, si trova un'espressione della wilderness secolare (cioè laica, non religiosa) costituita da foreste disabitate, una regione le cui fredde e umide profondità, con le sue paludi miasmatiche e i suoi dirupi battuti dal vento, ospitano creature orribili predatrici dell'uomo. Nella Bibbia la wilderness è definita come il luogo senza Dio, un deserto avvizzito e sterile. Questo contorto senso della natura in quanto luogo per essenza pericoloso e senza Dio era qualcosa che conduceva, in modo inevitabile, al lupo, l'abitante più temuto della tetra wilderness. Col maturare dell'uomo civilizzato e con la misurazione dei suoi progressi in base all'assoggettamento della natura, sia abbattendo alberi per le fattorie sia livellando le mento pagane per far posto alle idee cristiane, uccidere i lupi divenne un atto emblematico, un modo per scagliarsi contro quell'enorme e rudimentale ostacolo: la wilderness. L'uomo dimostrava la sua forza prodigiosa e la sua fedeltà a Dio uccidendo i lupi. Pur esemplificando considerevolmente, si può dire che non esista grande differenza tra ciò che spingeva i missionari cristiani a incendiare i boschi inglesi per privare i druidi di un luogo di preghiera e le ragioni che inducevano nel 1928 i residenti dell'Arkansas a bruciare migliaia di ettari della Ouachita National Forest per negare un rifugio ai lupi"
Leggendo queste cose mi viene da chiedermi come sarebbe ora il mondo se invece che portare tanti pecoroni in chiesa a venerare l'Agnello, la Storia ci avesse portati nei boschi a venerare alce, lupo e quercia. |