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[racconto] Stava tramontando il sole...

Ultimo Aggiornamento: 24/12/2005 20:11
24/12/2005 16:29
 
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Questo racconto è di un mio amico mi ha chiesto di riportarlo per chiedervi pareri e suggerimenti ( e insulti nel caso...)non è ancora finito nel caso aggiungerò qui sotto.

Spero di aver risolto il problema :)



Stava tramontando il sole solo una lama di luce rossa fendeva ancora le minacciose nubi, ai piedi di un grosso abete tre figure sedevano accanto ad un piccolo fuoco, un coniglio girava sullo spiedo. Uno dei tre tagliò una striscia di carne.
<< Raphael, Marcus venite è cotto, dove è finito Nicolayr >>.
Colui che aveva parlato era poco più che un adolescente alto sul metro e settanta , fisico magro e piuttosto deboluccio, la sua faccia sembrava perennemente sorridente .
Gli altri due erano totalmente diversi, ma entrambi erano solo dei giovani uomini, uno era quasi alto un metro e novanta, spalle ampie e braccia robuste, non troppo asciutto, il suo viso era calmo e rilassato. L’altro era più basso del secondo alto circa un metro e settantacinque, magro ma piuttosto flaccido, aveva capelli castani lunghi legati in una coda dietro la schiena, la sua faccia annoiata e stanca, probabilmente implorava riposo.
Ad un tratto da dietro un cespuglio usci la presenza mancante, all’oscurità del tutto simile se non uguale al ragazzo dai capelli legati dietro la schiena, solo che mentre quello li aveva lisci, lui li aveva mossi e più lunghi di almeno tre dita.
<< Nic dove cazzo eri finito, iniziavo a preoccuparmi >>, scherzò il più grande di tutti.
<< Cosa pensi sia andato a fare dietro un cespuglio, forse una battuta di caccia? >>
<< Certe volte sei quasi stupido Marcus, cosa pensi abbia fatto dopo aver marciato per tutto il giorno? >> infierì il cuoco.
<< Cosa vuoi che ne sappia, è per quello che l’ho chiesto, magari aveva visto veramente qualche preda. L’altra volta mi sembra sia stato proprio tu, Alexer a catturare un coniglio mentre pisciavi… >> questa volta Marcus stava parlando con il cuoco.
<< Era gia morto e io l’ho solo raccolto, quante volte te lo devo dire >>.
Tutti le figure che sedevano intorno al fuoco erano tutti ragazzi, certo non dei più piccoli, ma pur sempre degli immaturi uomini.
Mentre Alexer continuava a tagliare la carne dalla carcassa posta sullo spiedo di legno, lo sbarbato dalla coda di capelli liscia che era rimasto in disparte quando era partita la discussione si alzò e andò in direzione dell’albero dove vi erano adagiati contro degli zaini ed alcune armi.
<< Non ditemi che va a caccia anche lui… >> Nicolayr si ritrovò di nuovo a sfottere Marcus tra le risate generali.
<< Raphael dove stai andando non hai fame? >> riprese Alexer.
Anche se era un rantolo senza euforia nel pronunciarla, la frase che usci dalla bocca di Raphael fece sorridere tutti.
<< Mi è avanzato un otre di birra da Longriver, ancora quella buona del vecchietto che me l’ha venduta per una manciata di rame >>.
Tutti e quattro i ragazzi si sistemarono vicino al fuoco,chi seduto su un vecchio tronco morto, chi per terra, mentre Alexer tagliava fette di carne con i pugnali che ognuno gli passava per farsi infilzare la propria porzione di carne . Alla fine del coniglio rimasero solo le ossa
Un debole alito di vento attizzò per un attimo le fiamme illuminando le facce di tutti, la luna spuntò da dietro le minacciose nubi estive, la notte era calata e la luna era piena.
<< Luna piena… >>la voce uscì quasi strozzata dalla gola di Marcus.
<< Lo vedo diamine, proprio oggi che siamo così stanchi, chi fa il primo turno di guardia? >>.
La domanda fu posta da Nicolayr dopo aver esaminato a lungo il cielo ed aver osservato anche la posizione di alcune stelle visibili in quello specchio di cielo.
<< Lo faccio io, devo finire di esaminare ancora alcune mappe e carte che mi hanno venduto a Longriver >> disse Raphael.
<< Il secondo sono io >> si offrì Marcus
<< Per il terzo turno ci penso io, mentre il quarto ti tocca a te Alex >>
Affermò Nicolayr senza aver interpellato nemmeno per un secondo Alexer.
Facce stanche e preoccupate si fissavano da un lato all’altro del bivacco.

La cena si concluse con un sonoro rutto di Nicolayr che si complimentò così col cuoco, Marcus e Raphael si recarono per qualche istante a raccogliere un paio di bracciate di grossi ciocchi di legna mentre Alexer riattizzava le braci soffiando e buttando sul fuoco piccole manciate di legnetti.
Quando il fuoco fu di nuovo vivo e scoppiettante, e ci fu una pila abbastanza alta di legna, tutti si sedettero in circolo e si iniziarono a passare l’otre di birra di Raphael.
<< Prevedo pioggia in settimana >>.
Esclamò Marcus guardando le minacciose nubi che ammantavano il cielo
<< Sta sera ci capiterà anche di peggio della pioggia vedrai >> riprese Raphael.
<< Come vorrei che non fosse mai iniziato tutto questo… >> disse in tono malinconico Alexer, magari spinto a parlare in quel modo dal senso di leggerezza che gli aveva dato la birra, sulla sua faccia il sorriso non appariva più da quando aveva pronunciato quelle parole.
<< A volte la notte faccio degli incubi, sogno ancora di Cavyon che brucia, dei nostri genitori uccisi, di Sym e Damyen che rinunciarono a mettersi al riparo perché dicevano di essere stanchi delle scorrerie dei soldati e decisero di combatterli mentre noi eravamo gia scappati lontano. Avevano nove anni e sono altri nove anni che non li vediamo. E poi i piccoli Andras, Alberth e Luke che si persero mentre ci cercavano, chissà che fine avranno fatto tutti loro… >>
Una lacrima gli solcò la guancia mentre continuava il racconto, alcune parole gli si strozzavano in gola, poi scoppiò a singhiozzare.
<< …si sono presi anche Charlotte, lei sono sicuro che l’abbiano uccisa… o magari ne hanno fatto altro… >>.
Subito Nicolayr si fece avanti per consolarlo.
<< Non ti preoccupare so che sono ancora tutti vivi, me lo sento, e noi li ritroveremo, Raphael ha detto che in una locanda ha sentito parlare di un guerriero delle fosse da combattimento di Lur che dicono sia il figlio di un qualche gigante… potrebbe essere Damyen. E poi chi vuoi possa aver preso Sym, era sempre stato il più veloce di tutti noi e aveva una resistenza incrollabile, si, era facile che si mettesse nei guai, ma la sua parlantina l’ha sempre salvato… e per quanto riguarda Luke, Andras e Alberth, si sono persi più di una volta e si sono sempre ritrovati uniti, no, non penso qualcuno abbia potuto fare del male a loro >>.
Le lacrime scomparvero dal viso di Alexer, un debole sorriso gli increspò le labbra.
<< Forse hai ragione ma non posso fare a meno di pensare che non li troveremo facilmente anche perché è scoppiata la guerra nel frattempo, ogni guado, ogni strada e ogni passo montano è sorvegliato dalle guardie del Re >>.
Nel dire queste parole Alexer dubitò di nuovo riguardo alle frasi che l’avevano rassicurato per qualche attimo.
La situazione delle Terre del Sole era esattamente quella descritta da Alexer, il re avrebbe pagato chiunque avesse portato teste o prigionieri appartenenti alla fazione dei cosiddetti “ribelli”. E loro di certo non erano i primi vassalli dell’imperatore, inoltre il principe suo figlio era ancora più pazzo di lui e a volte capitava che distruggesse città solo perché ne aveva voglia.
Marcus prese in mano la situazione.
<< Adesso dormiamo ci penseremo domattina a queste cose, quando ripartiremo. Domani ci aspetta una lunga giornata di cammino, forse ancora più lunga di quella di oggi, in compenso se ci muoveremo, la notte la passeremo su un letto >>.
Tutti si coricarono con il pensiero di avere paglia o piume addirittura sotto la schiena al posto della nuda terra.
Raphael prese alcune carte, mise mano a una balestra precedentemente caricata e se la tenne ben vicino, si infilò la sua daga nel fodero che portava alla cintola e iniziò a esaminare la mappa della zona nella quale si trovavano. Il titolo della cartina recitava “ tutte le Terre del Sole ” ed effettivamente Raphael riconobbe all’autore di aver fatto un buon lavoro.
Il suo indice era puntato su un punto che sulla cartina era vuoto, si trovava nel centro del regno. Passava da un luogo all’altro soffermandosi a guardare poi se per il luogo nel quale voleva recarsi ci fossero vie d’accesso che non fossero strade o passi montani.
Ogni tanto i suoi occhi stanchi si soffermavano a osservare città dove probabilmente avrebbe voluto essere, e allora la sua mente vagava. Poi come se si fosse risvegliato da quel torpore, i suoi occhi fissarono un punto, Losan era chiamata la cittadina sulla quale aveva posato i suoi stanchi occhi, la scelse all’istante come tappa intermedia tra Fiu–Sar, il paesino che avrebbero raggiunto l’indomani, e Lur, la città che aveva le più grandi fosse da combattimento delle Terre del Sole.
Lo stesso Raphael non seppe spiegarsi perché avesse scelto proprio Losan che tra tanti paesi in cui potevano transitare per arrivare a Lur, era la via più pericolosa.
Ma ogni volta che cercava un nuovo itinerario, qualcosa gli faceva cambiare idea.
Forse era qualcosa di ultraterreno che gli teneva gli occhi fissati su quel paese in aperta pianura raggiungibile solo da strade maestre e senza un bosco nel raggio di chilometri.
Poi il suo turno finì, tranquillo come era cominciato, buttò qualche ceppo in mezzo al fuoco stando attento a non farli rotolare fuori dal cerchio i pietre, e andò a svegliare Marcus.
Marcus dormiva sempre con un occhio aperto e all’avvicinarsi di Raphael non sapendo chi arrivasse, mise mano alla sua spada corta e la puntò alla gamba dello sventurato compagno di viaggio.
Un gridolino di spavento eruppe dalle labbra di Raphael, poi scusandosi, Marcus prese le sue due spade e si mise vicino al fuoco ad affilarle.
Raphael ne frattempo prese posto nello spiazzo ancora caldo lasciatogli dal ragazzone.
Marcus stette per qualche tempo a fissare il fuoco, poi un ululato in lontananza lo fece rabbrividire, i peli sul collo gli si rizzarono e un tremito freddo e incontrollato gli attraversò la spina dorsale.
Subito, quasi istintivamente, strinse le sue spade , poi si voltò in direzione dell’abete ai piedi del quale avevano lasciato i loro equipaggiamenti.
Si diresse verso una cotta di maglia appoggiata su uno zaino, la prese e senza fare troppo rumore se la infilò. La chiuse alla cintola con una cintura di pelle nera, poi si mise sul chi vive stando vicino al fuoco.
Sapeva che non potevano essere lupi, i lupi non vivevano nelle foreste al centro delle Terre del Sole, erano licantropi, e loro avevano un fuoco acceso. Sarebbero arrivati da un momento all’altro e loro non erano pronti ad un combattimento del genere.
Subito Marcus svegliò tutti.
<< Ho sentito un ululato, proveniva da est, era distante ma quei demoni hanno le ali ai piedi quando sentono nell’aria l’odore di cibo >>
<< licantropi? >> disse Alexer come un rantolo di paura.
<< e chi se no, prendete le vostre cose e preparatevi a correre, non sappiamo quanti sono e non lo voglio sapere >> proseguì Marcus.
Tutti si caricarono le proprie cose chi in spalla chi addosso e poi iniziarono a correre fuori dal bosco.
L’alba stava arrivando, ma ora gli ululati erano più vicini.
D’un tratto gli alberi si fecero più radi e sporadici, una piana di erba alta almeno un metro si estendeva fino a perdita d’occhio, quella piana sarebbe stata probabilmente la loro tomba.
Inizialmente non ebbero problemi poiché il bosco era posto su una collina, si fecero la discesa correndo come dei disperati poi però quando furono di nuovo in pianura iniziarono i guai.
L’erba era troppo alta per continuare a correre velocemente e se si fossero nascosti le bestie che li inseguivano avrebbero fiutato il loro odore e sarebbero morti da codardi, nascosti ad aspettare la loro sorte. Avevano corso per quasi un’ ora non sempre alla stessa andatura disperata, ma quasi.
<< Nascondiamoci >> urlò Alexer boccheggiando.
<< Ci troveranno e ci uccideranno, continua a correre ed estrai le armi , estraetele tutti >> disse Nicolayr continuando a correre.
D’un tratto le due spade di Marcus gli furono saldamente in pugno, Alexer aveva gia in mano il suo arco corto, mentre Nicolayr ne estrasse uno lungo fatto di legno di tasso, Raphael si tolse dalla tracolla che portava dietro la schiena la sua balestra e si attardò a caricarla per qualche secondo, nell’alzare lo sguardo dopo aver assicurato il dardo alla canna della balestra mediante l’uso della sicura vide un debole chiarore alle spalle del bosco.
Le cose erano due, o avevano bruciato il bosco lasciando incustodito il fuoco, oppure stava albeggiando. Da dietro gli alberi non usciva fumo, ancora poco e almeno avrebbero potuto capire quanti nemici avrebbero dovuto combattere.
Raphael aveva paura di scoprire quanti fossero veramente, mille pensieri gli attanagliarono la mente.
Si girò nuovamente in direzione dei suoi compagni, non erano molto distanti. Diede un ultimo sguardo al bosco e con un po’ di fatica li vide.
Tre figure si ergevano all’uscita del bosco.
Uno dei tre appena fuori dal bosco in issò su una roccia e prendendo fiato a pieni polmoni ululò con tutta la potenza che aveva. Gli altri due partirono subito alla caccia.
Erano distanti ma non troppo da non poterli raggiungere prima dell’alba.
<< Sono tre, sono troppi , continuate a correre >> urlò disperato Raphael.
I mostri che li inseguivano erano metà uomini e metà lupo, combattevano in posizione eretta, ma per correre adoperavano tutti e quattro gli arti. Erano alti almeno quanto Marcus constatò Raphael tutti coperti da una fitta peluria nera, avevano un corpo potente e scattante. Il loro muso era quello di un lupo, avevano lunghi canini da lupo, ma occhi intelligenti e glaciali da umano.
I mostri continuarono a correre lasciando scie di erba calpestata dietro di loro.
Poi da uno spiazzo aperto nell’erba appena dietro di loro che non avevano notato, si alzò una figura dalle dimensioni umane, tutti la videro.
Questa si stiracchiò per qualche istante, poi si legò ai fianchi un cinturone che aveva attaccato due foderi, uno per un pugnale ed uno per una corta spada dalla lama larga.
Imbracciò uno scudo rotondo e impugnò una lancia non troppo lunga utilizzabile ad una mano.
Dopo un attimo di indecisione sul da farsi durante il quale tutti si fermarono ad osservare, Nicolayr proseguì a correre invitando gli altri a seguirlo.
Corsero e corsero, ma quegli abomini continuavano a guadagnare terreno, la strana figura che si era come svegliata al loro passaggio era ferma nella radura mentre il sole stava sorgendo.
Ora l’uomo che si era svegliato distava solo qualche centinaio di metri dai loro inseguitori.
Il primo raggio di sole concesso dalla palla incandescente che faceva capolino da dietro il bosco, colpì lo scudo della figura umana, un bagliore improvviso scaturì dallo scudo che fece rimbalzare il raggio di sole negli occhi del licantropo più distante da lui. Questo si fermò per qualche attimo, loro erano creature della notte non avrebbero dovuto vedere il sole così accadde che per una fatale manciata di secondi, il licantropo rimase accecato.
Poi la lancia del guerriero venne scagliata, un sibilo fece eco nella radura e poi, un ululato di dolore si fece strada nel silenzio dell’alba.
La punta e almeno una spanna del manico della lancia si conficcarono nel ventre del licantropo che correva più rapido degli altri sulla destra dello schieramento.
Ora il più vicino era il licantropo di sinistra, che incurante della fine che aveva fatta il suo compagno, e ignorante del fatto che il suo altro fratello non lo stava più seguendo, correva a perdifiato contro l’uomo, che nel frattempo aveva estratto una corta spada dalla punta acuminata e dalla lama larga.
Al momento dell’impatto il licantropo si scagliò contro l’uomo in un salto che se fosse riuscito ad andare a segno probabilmente avrebbe portato i suoi canini dritti alla gola della sventurata preda.
Ma non fu così, al momento del balzo il guerriero si abbassò tenendo sopra la testa lo scudo, poi facendo leva con le gambe si alzò d’improvviso, colpendo il ventre della bestia e scaraventandola a terra a qualche metro di distanza dietro di lui lasciando il demone senza fiato per la caduta.
A questo puntò era il momento del contrattacco, si diresse correndo verso il licantropo che era rimasto accecato dalla luce del sole, poi quando gli fu in prossimità fece due rapidi passi a destra, un passo a sinistra, mezzo giro su se stesso evitando di essere colpito dagli artigli del mostro ed infine gli conficcò per intero la lama nel collo.
Un gemito soffocato di dolore usci dalle fauci del demone prima di accasciarsi al suolo e morire.
Poi l’ultimo sopravvissuto, gli fu di nuovo addosso e iniziarono un feroce corpo a corpo.
Il licantropo cercava la carne dell’avversario con zanne e artigli, ma troppa era la sua foga e troppa l’abilità del guerriero che pur essendo disarmato continuava a parare e a distribuire colpi con lo scudo.
Poi l’uomo intravide un buco nella difesa dell’avversario,si abbassò all’ennesimo affondo del licantropo e gli sferrò due rapidissime ginocchiate alla bocca dello stomaco.
La bestia si accasciò e sputo una grossa boccata di sangue, nel frattempo il guerriero lasciò cadere lo scudo proprio di fronte al licantropo ed estrasse un pugnale.
Il demone ebbe appena il tempo di guardare la sua immagine riflessa nello scudo prima di vedere una lama arrivargli dritta alla cervicale.
Dopo aver raccolto lo scudo e rinfoderato il pugnale, il guerriero andò a sgozzare il licantropo al quale aveva scagliato la sua mezza-lancia, poi dopo aver alleviato le sofferenze del mostro, prese la sua lancia e la sua spada dai cadaveri ancora caldi dei diavoli e portò nuovamente tutto nella spiazzo che si era aperto nell’erba per dormire.
Buttò tutto a terra e riprese sonno in poco tempo.
Le facce attonite di Nicolayr, Marcus, Raphael ed Alexer rimasero a bocca aperta nel constatare al sorgere del sole, che tre cadaveri vi erano nel campo, ma non uno era umano.
<< Cazzo… >> fu tutto quello che riuscì a dire Nicolayr.
<< Puoi dirlo forte >> concordò Alexer.
<< Proseguiamo, quello deve essere un demone peggio dei licantropi che ha appena ucciso >> disse Marcus.
<< Si è meglio, tra poco potremmo abbeverarci ad un ruscello, vedete è segnato nella mappa >> Questa volta era stato Raphael a parlare, mentre estraeva dallo zaino un foglio di carta e indicava una piccola linea blu.
Si diressero, questa volta camminando, nella direzione indicatagli da Raphael e dopo non molto furono in prossimità di un ruscello. Li si denudarono tutti e rimasero per qualche istante a mollo per far riprendere i loro corpi dall’immane sforzo appena compiuto.
<< Certo che quello era veramente un diavolo, che sia stato veramente un Ralg dell’oltretomba? >>
chiese dubbioso Alexer.
<< Lo sai che sono solo leggende del nord quelle, i Ralg non esistono, e anche se esistessero non si troverebbero di certo qui nelle terre del sole >> gli rispose Nicolayr.
<< Si forse hai ragione, ma poi avete visto che scatto e che movimenti nell’affrontare l’ultimo sopravvissuto, com’era… due passi a destra, un balzo a sinistra, mezzo giro su se stesso e poi… zaacck , e poi si è rimesso a dormire come se niente fosse, proprio come… >>.
<< Sym >>.
Quel nome affiorò alle labbra di tutti contemporaneamente senza saperne il motivo.
<< No non può essere non è mai stato un ragazzo forte fisicamente da poter sollevare sopra la testa un licantropo, e poi dove avrebbe imparato a maneggiare così bene quelle armi >> spiegò Marcus.
<< Se ricordi bene per sollevare il licantropo, ha fatto leva sulle gambe, e non penso ci fosse mai stato qualcuno a Cavyon più forte di lui dalla cintola in giù, nemmeno Damyem. >> disse Alexer.
<< E allora come me lo spieghi tutta l’abilità e la destrezza che aveva con la lama, come potrebbe aver imparato da solo? >> continuò Marcus.
<< Sono nove anni che non lo vedi come puoi sapere che non sia entrato in qualche guarnigione o sia addirittura diventato cavaliere… >> Alexer non voleva demordere.
<< Basta così >> esordì in tono acceso Nicolayr << forse ha ragione Alex e dovremmo tornare a vedere chi è lo straniero che ci ha salvati, ma se non fosse lui e non avesse buone intenzione, dopo quello che ha fatto ai licantropi… preferirei andare in pasto a quei lupi del cazzo >>.
<< Ha ragione Nic, dai ragazzi rimettiamoci in marcia, ricordate, se tutto va bene per sera dovremmo essere in un vero letto >>dopo aver detto questo Raphael uscì dal ruscello si asciugò per un attimo al sole poi si rimise in spalla lo zaino e la balestra.
Gli altri fecero lo stesso, e dopo essersi messi addosso i loro vestiti si allontanarono dal ruscello ancora in direzione ovest lasciandosi alle spalle il sole.
Durante la marcia fecero solo una pausa a mezzogiorno consumando una forma di pane vecchio di tre giorni e un quarto di formaggio di capra.
<< Come siamo messi in fatto di denaro? >> la domanda uscì dalla bocca piena di pane di Nicolayr.
<< Io ho una manciata di rame che mi è stata data di resto a Longriver >> Marcus si tastò accuratamente le tasche alla ricerca delle monete.
<< Io ho la borsa comune di tutti, dentro ci sono, dunque… sette monete d’argento, un Sole d’oro e almeno tra i venti e i trenta pezzi di rame >> affermò Alexer dopo aver effettuato una rapida verifica all’interno di una saccoccia di cuoio che si portava appesa al collo.
<< Non male, magari alla prossima città io e quel guitto di Raphael potremmo guadagnare qualche moneta di rame andando a suonare in qualche taverna >> disse Nicolayr.
Dopo aver finito di mangiare, la marcia proseguì, Marcus si allontanò dai suoi compagni per andare a caccia solo dopo averli avvisati.
Poi prese il suo arco corto e si diresse alla ricerca di qualche volatile o magari di qualche lepre.
Nel frattempo la combriccola avanzava a debita distanza dalle strade ridendo e scherzando come facevano sempre. Avevano camminato tutta la giornata in mezzo a quella strana erba alta fino alla loro cintola ed erano stanchi e affamati, ma lo spirito era alto.
All’imbrunire, quando il sole diventò una palla di fuoco rossa e incandescente, tornò Marcus, con in mano un fagiano di buone dimensioni.
Un filo di vento si alzò e tutti insieme si misero in ginocchio a pregare, Alexer era stato per un po’ di tempo l’aiutante del sacerdote di Cavyon, così come tutte le sere prima di accamparsi, egli faceva una preghiera per i loro compagni scomparsi, per i loro genitori morti e per la sua promessa sposa. L’ultima parte di preghiera la teneva sempre per sé recitava quelle parole a bassa voce mentre gli altri si preparavano a ripartire.
<< Invisibile Spirito di Benevolenza, noi ti preghiamo , proteggi Damyen, Luke, Andras, Alberth e Sym, fai che noi possiamo ritrovarli, ammetti alla tua benevolenza i nostri genitori punisci i loro assassini, guida i nostri passi come hai fatto fino ad ora >>.
La parte che seguì la preghiera non fu udibile ne da Marcus ne da Nicolayr ne da Raphael.
Alexer continuò la sua preghiera con frasi d’amore, benedizioni alla sua amata e parole piene di speranza riguardo alla sorte di Charlotte, la sua promessa sposa.
Gli altri nel frattempo si caricarono di nuovo tutto in spalla e ripartirono.
In lontananza si scorgevano gia i primi fuochi appartenenti al paesino di Fiu-Sar. Si diressero velocemente sotto il portone principale e bussarono al grosso portone in legna che era l’unica entrata al paese.
Dopo poco da un soppalco posto sopra il portone un uomo si affacciò.
<< chi siete e cosa volete? >> il tono della frase era raschiante ed acido.
<< Siamo viaggiatori, vorremmo alloggiare nella vostra locanda se possibile >> a prendere la parola fu Nicolayr.
<< Si è possibile a patto che voi possiate pagare, cosa ci fanno quattro ragazzi qui a Fiu-Sar?>> continuò la guardia.
<< Si che possiamo pagare, poi te l’ho appena detto cosa vogliamo, siamo qui per alloggiare alla vostra locanda, siamo diretti a Lur >> dopo aver parlato, Nicolayr si rese conto di aver commesso u gravissimo errore rivelando dove fossero diretti.
<< Bene, il pedaggio per entrare è di un sole d’argento, in compenso con qualche moneta di rame, alla locanda troverete un bel letto e qualcosa da mettere sotto i denti >> La voce della guardia era diventata più pacata.
Poco dopo la guardia scese dal soppalco a prendere il sole d’argento e gli spalancò le porte d’entrata.


FIU-SAR

All’apertura delle porte, la città apparve come l’immensa sala principale di una locanda.
Gente di ogni risma camminava per la strada, grassi ubriaconi si tenevano a braccetto cantando canzoni oscene, alcuni viaggiatori si mettevano vicino alle mura delle costruzioni, per cercare sulle loro mappe la via da seguire.
Sgualdrine di ogni genere si affacciavano dai balconi o aspettavano i clienti vicino alle porte del bordello. A Marcus sembrò di averne vista anche una con i baffi, ma non poteva esserne sicuro, così proseguirono dritti verso la piazza.
In piazza un gruppo di guitti aveva improvvisato uno spettacolo che per protagonisti aveva il re Kandrar e il suo figlio ribelle Remiser. Nello spettacolo il re ogni volta che cercava in un luogo il suo figlio traditore, poi lo faceva bruciare, nella realtà pensò Raphael, non era molto differente, l’unica incongruenza con la vita reale era che anche Remiser faceva lo stesso.
Nicolayr chiese informazioni riguardo alla locanda, e scoprì che ce ne erano due, dopo aver visto la gente che girava per le strade, non ci misero molto a decidere che forse sarebbe stato meglio scegliere la taverna che magari aveva un costo più elevato e che fosse stata riservata alle persone di ceto sociale un po’ più elevato rispetto alla feccia che girava per le strade di Fiu-Sar.
Così si diressero nel luogo che gli era stato consigliato da un vecchio signore originario di quel paese. Ben presto furono in prossimità di una costruzione non molto grande che aveva mura in pietra e tetto in legno. La locanda “Merito del Re” aveva tre piani complessivi, ad ogni piano vi erano almeno due finestre senza vetri, la porta in legno era aperta. I quattro compagni entrarono e furono subito accolti da un boato d’ovazione che li lasciò inizialmente spaesati.
All’interno la locanda era semplice, aveva tappeti su tutto il pavimento, sedie e tavoli abbondavano ed erano fatti in legno di pino. Il bancone era posto in un angolo vicino a delle scale che portavano al piano superiore.
Il boato proveniva da circa venti uomini che stavano assistendo ad uno spettacolo molto divertente, un bambino con in mano un capello raccoglieva dei soldi, poi chi aveva pagato poteva sistemare o un boccale o un frutto o una bottiglia sopra a un tavolo della locanda. A quel punto un uomo non troppo vecchio ma calvo, dalla corporatura asciutta e dagli occhi blu , con un coltello da lancio tentava di colpirli. Da quando erano entrati loro quattro, non aveva sbagliato un colpo, il che fece riflettere Nicolayr.
Poi si diressero al bancone, un grosso oste stava finendo di asciugare un boccale di birra che aveva appena sciacquato.
<< Cosa posso fare per voi ragazzi? >> la voce dell’oste era cavernosa ma calda.
<< Avremmo bisogno di mangiare e di una camera per dormire se è possibile >> fu Marcus a parlare questa volta.
<< Si è possibile ma vi costerà due soli d’argento la camera e altri due il cibo, li avete? >> continuò l’oste.
<< Si li abbiamo, ma tra poco te li pagherà la testa di cocomero la in fondo >> Nicolayr indicò l’uomo calvo che aveva appena guadagnando altri soldi colpendo un boccale posto dall’altra parte della locanda con il suo pugnale. Un nuovo boato invase la sala.
<< Avanti signori fatevi avanti la mia mira non è infallibile e magari sarete proprio voi a portarvi a casa questo cappello pieno di soldi che mio figlio vi fa sfilare davanti agli occhi >> nel dirlo il lanciatore di coltelli indicò suo figlio, il quale fece tintinnare le monete che aveva nel cappello.
Nicolayr si allontanò dal bancone con in mano una pinta di birra e una mela che aveva pagato all’oste con qualche moneta di rame.
<< Posso davvero sistemare questa mela dove voglio su un tavolo della locanda? >> chiese Nicolayr all’uomo calvo.
<< Certo ragazzo ma se vuoi che io lo colpisca dovrai pagare, se non la dovessi colpire i soldi rimarranno a te in quantità doppia a quello che hai giocato >> disse ridendo la testa di cocomero.
L’oste nel frattempo si interessò come gli altri presenti nella locanda allo scambio di battute.
<< Cosa sta facendo quel guitto di Nic? >> chiese in tono preoccupato Alexer.
<< Ha detto di avere un piano, lascialo fare >>fu Raphael a rassicurarlo.
Poi Nicolayr mise la mela sul tavolo più vicino al lanciatore di coltelli e chiese << quanto hai nel cappello, piccolo? >>
Il bambino gli rispose istantaneamente << Quasi un sole d’oro >>
<< Allora, mi giocherò un sole d’oro >> proseguì Nicolayr.
<< Cosa? >> la parola scaturì come d’impulso dalle labbra di Alexer
<< Abbi fede >> lo rassicurò nuovamente Raphael
In tutto questo trambusto Marcus era avanzato in prima fila ad assistere allo spettacolo.
<< Tu vorresti scommettere un sole d’oro che io non riuscirò a colpire quella mela da dove sono ora? Ragazzo tu sei matto, ma è la gente come te che mi farà diventare ricco >>
detto questo l’uomo mandò suo figlio a ritirare il sole d’oro di Nicolayr e lo pose nel cappello.
Nicolayr bevve un lungo sorso dalla sua pinta finendo cosi tutta la birra che vi era dentro.
Poi mise il bicchiere a testa in giù sulla mela.
<< Accomodati >>.
Poi dopo aver preso il cappello al bambino, gli diede una moneta d’argento e gli disse di farci quello che voleva.
Un nuovo boato scaturì dalla folla e questa volta era per Nicolayr.
<< Ben fatto ragazzo, devo ammettere che lo stupido sono stato io questa volta >> gli disse il lanciatore di coltelli,<< posso sapere il tuo nome? >>.
<< il mio nome è Nicolayr >>
Poi lui e Marcus furono di nuovo in mezzo ai loro compagni, dopo aver pagato l’oste ebbero un piatto di minestra ed una grossa fetta di pane con sopra adagiata una trota cotta al forno. Come contorno ebbero dei piselli e delle carote bollite. Il tutto fu annaffiato da della buona birra di malto molto pesante che li spedì ben presto a letto con il mal di testa.
La cena fu consumata in religioso silenzio, i commenti sapevano che sarebbero dovuti iniziare in camera.

La stanza che gli era stata assegnata era misera, gli unici mobili erano quattro letti dai materassi imbottiti di paglia e un mobile dentro al quale poter sistemare le loro cose. Dopo aver sprangato la porta e chiuso la finestra si sistemarono sui letti, senza lamentarsi, poiché a pensarci bene la sera prima avevano quasi rischiato di diventare cibo per lupi.
<< Bel trucco quello del boccale >> Marcus fu il primo a complimentarsi.
<< Grazie, lo vidi fare al padre di Sym e Andras una volta al Seggio Imperiale >> disse Nicolayr.
<< Che il grande Spirito li benedica tutti e tre >> Alexer era inginocchiato a pregare.
<< Raph quanti giorni di marcia abbiamo da qui alle porte di Lur? >> chiese Marcus.
<< Abbiamo almeno due giorni per arrivare a Losan, poi da li altri due giorni e saremmo a destinazione, se tutto procede senza problemi >> il tono che Raphael usò per rispondere era risoluto.
<< Bene andiamo tutti a dormire domani ci aspetta una dura giornata, la sveglia sarà all’alba, così la maggior parte degli ubriachi non ci potrà dare fastidio, poi mentre io e Raphael studieremo la via da seguire tu e Alex andrete a fare provviste >> concluse Marcus indicando Nicolayr.
Un cenno d’assenso gli fece capire che i suoi amici avevano capito, tutti si sistemarono nei letti e ben presto presero sonno.
Alexer s’addormentò con l’immagine della figura che la sera prima li aveva salvati. Non poté fare a meno di addormentarsi con un nome in mente…Sym?
Quella sera Raphael sognò di essere un aquila, volava su tutte le terre emerse e osservava.
Le Terre del Sole la zona più popolata del pianeta, poi il Grande Nord e la barriera dell’Oltretomba, i mari tropicali e le città galleggianti dell’ovest. Ogni volta che girava la testa poteva vedere qualcosa di nuovo e eccezionale. Poteva volare tra le nuvole, scendere in picchiata in mezzo ai campi. Le sue ali piumate erano splendide a vedersi il loro movimento così aggraziato ed armonico. Poi tutto si offuscò, e nel suo sogno solo delle mura in pietra furono visibili.

Marcus fu come al solito il primo ad alzarsi,poi svegliò gli altri tre.
Tutti fecero ciò che gli era stato chiesto la sera del giorno precedente, Alexer e Nicolayr si recarono da un venditore di cibarie e si riempirono un sacco di carne affumicata,pesce sotto sale , formaggio di vacca e pane fresco.
Poi pagarono e uscirono dalla silente cittadina in punta di piedi non volendo svegliare i pezzenti che dormivano a ogni angolo ubriachi marci.
Si ritrovarono tutti alla porta d’uscita del paesino dove Marcus e Raphael li stavano aspettando, dopo aver chiesto alla guardia poche ma fondamentali informazioni sulla via da seguire si misero in marcia.

UNA MARCIA DI SOLI UOMINI

Si tennero distanti dalla strada passando dentro dei campi di erba che crescevano dovunque intorno alla strada, ma ogni tanto qualcuno dei quattro si allontanava dal gruppo e verificava che la direzione che stavano seguendo fosse la stessa della strada. Non successe niente di importante durante la prima frazione di viaggio, così a mezzogiorno si fermarono sotto un grosso pioppo che forniva gradita ombra.
Consumarono un pasto frugale a base di pane e pesce sotto sale, decidendo che la carne sarebbe stata meglio tenerla per la sera. Finito il pranzo decisero di aspettare qualche istante che il sole calasse per rimettersi in viaggio, così fecero un pisolino.
Mentre stava per chiudere gli occhi Alexer vide scintillare qualcosa ai piedi di un piccolo pendio non molto distante da dove erano accampati loro.
Dopo essersi destato dal torpore si diresse a vedere di cosa si trattasse.
Fece alcuni passi incerti prima di svegliare Marcus e chiedergli consiglio.
<< Marc vedi qualcosa laggiù, ai piedi di quel piccolo pendio? >> chiese Alexer.
<< Si, qualcosa luccica andiamo a vedere >> detto questo Marcus mise mani alle sue spade e si diresse verso la collinetta.
All’arrivo videro due uomini in cotta di maglia, sdraiati a riposare nell’erba. Uno dei due aveva in bocca un filo d’erba e teneva le mani dietro alla nuca, l’altro invece teneva le braccia conserte sul torace ma aveva le gambe incrociate. Il simbolo che avevano sulla tunica li identificava come guerrieri del Re.
Marcus fece cenno ad Alexer di andare ad avvisare i loro compagni. Alexer corse senza fare rumore ad avvisare Raphael e Nicolayr, i quali dopo aver appreso la situazione presero le loro armi e una corda e si diressero nel punto che gli fu indicato dal loro compagno. Trovarono Marcus appostato a poca distanza dal luogo in cui Alexer l’aveva lasciato. Poi il grosso ragazzo si avvicinò ai suoi compagni e quasi bisbigliando disse:<< caricate le armi sono uomini del re >>.
In un attimo due frecce e un dardo furono incoccati e due spade estratte, il tutto senza il minimo rumore.
Poi Marcus si fece avanti, << ehi voi due, sodomiti, cosa ci fate qui >>.
I due si accalcarono uno sull’altro per alzarsi in fretta il che li fece cadere nuovamente entrambi.
<< A chi hai dato del sodomita maledetto figlio di un cane? Siamo guardie del re e ora tu verrai impiccato per ciò che hai detto, offendere una guardia del re equivale ad offendere il re stesso >>.
Disse uno dei due prima di sguainare una spada lunga.
<< Ben detto Royt, questo ragazzo crede di potersi fare beffe del re, ma ora la pagherà >>.
Detto questo anche nella mano della seconda comparve una spada.
<< Buttate le armi se non volete morire >> disse Marcus facendo cenno ai suoi compagni di uscire allo scoperto.
Nicolayr, Alexer e Raphael furono in vista delle guardie con le armi cariche in un batter d’occhio.
<< Ve lo ripeto buttate le armi se non volete morire >> Continuò Marcus.
Le guardie non se lo fecero ripetere due volte, le due lame e anche due pugnali furono a terra dopo pochissimo.
A questo punto Marcus li legò faccia a faccia uno vicino all’altro e prese le loro lame.
I due sventurati cercarono di scappare, ma legati com’erano caddero all’istante, una risata generale si alzò dai giovani spettatori, una risata amara, poiché probabilmente quelle due guardie sarebbero morte o di sete o di fame o a causa del sole.
Ma i quattro amici sapevano che se lo meritavano quel trattamento, dopo aver distrutto Cavyon e ucciso le loro famiglie, nessuna guardia del re o guardia del principe avrebbe ricevuto la loro grazia, così come a Cavyon nessuno la ricevette.
Dopo questo, se ne andarono lontani da quel pioppo e si diressero nuovamente verso la loro meta, i pugnali furono dati uno ad Alexer ed uno a Nicolayr, mentre le spade, era intenzione di Marcus venderle a Losan.
Fino a sera non ebbero problemi, si inginocchiarono come facevano da nove anni a questa parte e pregarono per i loro cari, poi si accamparono tranquillamente in mezzo ad un campo. Non accesero nessun fuoco e mangiarono pane, formaggio e carne secca di maiale.
I turni di guardia furono stabiliti, ma la notte passò senza intoppi.
La mattina appena svegli dopo aver svuotato la vescica Raphael diede un rapido sguardo alla mappa.
<< Dovremmo esserci prima di sera >> fu tutto quello che disse riguardo alla loro meta.
Poi partirono nuovamente in direzione di Losan.
Toccava a Nicolayr andare verso la strada a vedere se la direzione seguita fosse esatta, e per poco non ci rimise la pelle, sulla strada stava transitando un corteo di cavalieri in armatura scintillante.
I vessilliferi in prima fila ostentavano lo stemma del sole eclissato, il che li identificava come uomini del principe Remiser. L’altro stendardo aveva impresso un cavallo rampante su sfondo viola, il che poteva significare soltanto che la città di Losan era scesa in guerra a beneficio del principe traditore.
Nicolayr tentò di contare gli uomini, dovevano essere almeno trecento tutti equipaggiati da guerra, la loro marcia faceva tremare il terreno, cavalleria pesante.
I cavalieri indossavano una cotta di maglia, portavano attaccato alla schiena uno scudo, impugnavano una lunga lancia e attaccati alla cintola vi erano il fodero della spada e quello del pugnale.
I cavalli erano bardati leggermente con del cuoio, sopra la leggera armatura era stata adagiata una gualdrappa in stoffa viola.
Nicolayr non poté fare a meno di avere un tremito al passaggio di quei soldati. Aspettò per almeno un ora che tutta la retroguardia lo ebbe superato, poi partì di corsa alla ricerca dei suoi compagni.
Li trovò dopo mezz’ora che correva.
<< La guarnigione di Losan ha lasciato la città, sono diretti a ovest, si sono uniti a Remiser >> le parole gli uscirono dalla bocca come un fiume in piena.
<< Ottimo, non avremo neanche bisogno di nasconderci in quella città, e avremo modo di poter nuovamente dormire in una locanda >> constatò Raphael.
Continuarono a marciare fino all’imbrunire la sosta necessaria per la preghiera li obbligò ad inginocchiarsi su del terreno molto duro, ma con tutti i pensieri che avevano per la testa non ci fecero nemmeno caso al dolore che provavano in quell’istante.
In meno di due ore furono in vista di Losan.
A Raphael parve di avere gia visto le mura che circondavano la città, magari in qualche suo sogno d’aquila o di pesce o di alce.
Il portone principale era aperto e una grande festa si stava ancora svolgendo , probabilmente pensò Alexer, stanno festeggiando tutti i soldati che hanno abbandonato la città.
Non era però un problema che li interessava il perché stessero festeggiando, l’importante era che nessuno si accorgesse di loro.
Marcus chiese ad una vecchia signora dove avrebbero potuto passare la notte, ma questa di punto in bianco iniziò a maledirli tutti. Così si allontanarono da quella megera e chiesero a un uomo che sembrava in condizioni abbastanza buone da poter comprendere una domanda e darvi una risposta.
<< scusi buon uomo sa per caso dove potremmo passare la notte? Siamo quattro viaggiatori che vorrebbero tenersi fuori dai guai, potrebbe indicarci una locanda nei dintorni? >> la voce di Nicolayr era decisa.
<< Ma certo miei giovani amici, passate la notte alla “botte che scoppia” e non ve ne pentirete. Dirigetevi lungo questa via e contate tre vie sulla vostra sinistra, poi infilatevi nella quarta, non potete sbagliarvi. >> disse l’uomo indicando la direzione da seguire.
<< Grazie buon uomo >> detto questo si allontanarono nella direzione che gli era stata indicata.
Lo scenario che si prospettava davanti a loro era simile a quello che avevano incontrato a Fiu-Sar ma molto più caotico e osceno.

LOSAN

Era una cittadina fortificata con all’interno delle mura solo vecchi, bambini, donne e farabutti,
tutti gli uomini validi erano partiti, compresi i soldati della guardia cittadina.
Ora in città una sorta di anarchia vigeva ad ogni angolo di strada, i banditi e i disertori controllavano la città, facendo ciò che volevano sia di donne che di vecchi che di bambini.
In un angolo una donna stava per essere stuprata da un grasso filibustiere con una cicatrice sulla guancia, quando un vecchio intervenne a suo favore,<< ehi ,tu, grassone, lasciala andare, vai a infilare il tuo cazzo da qualche altra parte, magari chiedi aiuto a uno dei tuoi amici banditi >>.
L’uomo dopo aver sentito l’insulto del vecchio, buttò a terra la ragazza con uno spintone estrasse una lunga scimitarra tipica dell’ovest e…si ritrovò una freccia in gola.
Alexer non era riuscito a rimanere calmo alla vista della povera donna, così quasi senza pensarci aveva incoccato una freccia nel suo arco e l’aveva scagliata, pregando lo Spirito Invisibile di guidarla in un punto vitale dell’aggressore. La donna venne aiutata dal vecchi a rialzarsi, poi lui si avvicinò a Alexer.
<< Hai coraggio ragazzo, siete per caso soldati venuti a ingrossare le fila della guardia cittadina? >>
<< No buon uomo sbagli, non abbiamo niente a che spartire con le autorità di nessun luogo, siamo sole dei viaggiatori stanchi e affamati che cercano un rifugio per la notte >> il tono di Marcus era autoritario.
<< Bene allora mi permetterete di invitarvi a casa mia per questa notte almeno, dopotutto il vostro compagno ha salvato mia figlia >>nelle parole del vecchio tremava una punta di timore.
<< Vi ringrazio e accettiamo volentieri la sua offerta, il mio nome è Marcus, lui è Alexer, lui Nicolayr e l’ultimo si chiama Raphael. >>
<< Molto bene io sono Ursal e questa è mia figlia Donette.seguitemi casa mia non è distante, ma prima buttate quella carcassa in qualche canale di scolo o nascondetela da qualche parte >> fu il consiglio del vecchio Ursal.
Dopo aver strappato la freccia dalla gola del malvivente e aver nascosto la sua carcassa sotto le macerie di una vecchia casa, si diressero in una piccola via che distava cinquanta metri dal luogo dell’aggressione di Donette.
Ora che camminavano fianco a fianco i quattro compagni poterono rendersi conto che il vecchio aveva ancora tutti i capelli, aveva profondi occhi blu, mani grandi e callose tipiche dei soldati e una corporatura non troppo esile.
Nicolayr prese coraggio << Siete stato un soldato in gioventù? >> .
La risposta arrivò dopo qualche attimo che il vecchio utilizzò per calmare una sorta di rabbia interna che lo pervadeva da quando aveva sentito la parola soldato,<< Si lo sono stato, prima Magister, nell’esercito del grande Re Delos II, poi quando morì prematuramente, passai nelle file di Re Kandrar e dopo essermi accertato che fosse pazzo,rifiutai categoricamente ogni suo incarico, a partire da quando decise di mettere a ferro e fuoco tutti i villaggi della costa nord, affermando che fossero il granaio segreto di Remiser, circa nove o dieci anni fa >>.
Nove o dieci anni fa…costa nord…ferro e fuoco.
Era casa loro quel famoso granaio di Remiser, ecco perché furono attaccati, per una menzogna, per pura pazzia.
<< Chi guidò l’attacco al nord se non fosti tu? >> chiese Raphael sputando quelle parole cariche d’odio.
<< Un certo Ullis di Città Verde, nell’ovest >> rispose il vecchio capendo che forse aveva detto qualcosa che non andava, così cercò di capirci qualcosa,<< Ma perché vi interessa così tanto questa storia? Io ero un soldato ora per fortuna non lo sono più >>.
<< Ricordi se uno dei villaggi che avevate l’ordine di distruggere si chiamasse Cavyon? >> la domanda di Alexer fu brutale e diretta come una coltellata.
<< Probabile non li ricordo tutti, ma ve l’ho gia detto, non guardatemi con astio, io non partecipai a quella spedizione >>. Il vecchio era impallidito al solo guardare le facce dei quattro compagni.
Poi furono davanti a una discreta casa in pietra e legno, la porta si spalancò e rivelò un interno accogliente, un tavolo in legno era posto al centro della stanza, il fuoco ardeva in un camino posto sulla parete ovest, c’erano otto sedie e due letti. Sopra alle scoppiettanti braci del camino vi era una grossa marmitta che stava cocendo qualcosa, dall’odore sembrava stufato di quaglia o di volatile.
<< Accomodatevi, non fate complimenti, casa mia è casa vostra >> nel frattempo il vecchio si diresse a togliere la marmitta dal fuoco e diede qualche rapido ordine a sua figlia, che tornò con dei piatti e dei cucchiai in legno. Poi sistemò sulla tavola una grossa forma di pane.
Dopo poco la cena fu servita, e come accadeva da un po’ venne consumata in religioso silenzio, questa volta carico di tensione però.
Il vecchio si allontanò dalla tavola un attimo e prese della carta da un cassetto di un piccolo mobile.
<< Sapete leggere? >>chiese il vecchio. A risposta affermativa, passò il foglio di carta a Raphael.
<< Ci insegnò mio padre a leggere, questo sigillo… appartiene a Re Kandras, l’ordine è quello di ritirare i vessilli e distruggere un elenco di villaggi…adesso controllo se nella lista c’è Cavyon…non lo vedo >>. Ancora una volta non avevano un nemico da combattere, se non era stato il re a bruciare il loro villaggio e ad uccidere le loro famiglie, chi poteva essere stato.
<< Aspettate… >> continuò Raphael << ai piedi della pagina scritto con una diversa calligrafia c’è un ultimo nome, ma non si riesce a leggere… >> prese la pergamena e la mise controluce…
Scritte con del sangue vi erano sei lettere chiare e precise.
Cavyon.
Chi poteva essere stato a scrivere quella parola, di certo non il re che aveva scritto il resto dell’ordine, ma allora chi… chi…?
<< Chi se non il re stesso poteva mettere mani ai suoi ordini? >> Fu la domanda posta da Alexer.
Fissando nel vuoto con gli occhi vuoti Marcus gli rispose,<< Il principe >>.
<< No >> intervenne Ulfsar << non è la calligrafia del principe, ho una lettera di convocazione scritta di suo pugno e vi posso assicurare che non centra niente con la grafia che è presente a piè pagina di quella lettera >>.
Mille dubbi, mille fantasmi dell’infanzia, mille ricordi di tempi andati riaffiorarono nelle menti e nei cuori di tutti i componenti del gruppo di amici.
<< Un uomo vi è in questa città che fu fatto cavaliere durante quelle spedizioni >> continuò il vecchio << forse potreste andarlo a trovare, anche se non ho capito ancora cosa ve ne importi di un villaggio della costa nord, sarà distante se non dico fesserie almeno due settimane di viaggio da qui >>.
<< I nostri affari non ti riguardano vecchio >> sbottò Marcus << dicci dove trovare questo cavaliere >>.
<< Su una collina appena fuori dalla città, vi è una rocca, li vive il cavaliere Durmer >>
<< Ti ringraziamo per la cena>> continuò in tono secco e concitato << Ora dobbiamo proprio andare >>.
<< non resterete nemmeno a dormire? Fate un po’ come volete, ma accettate, seppur misera ricompensa, almeno i miei ringraziamenti e quelli di mia figlia >>
Da quando Marcus aveva finito di parlare, nessuno stava più ascoltando il vecchio, tutti si fissavano quasi preoccupati, sapendo che con quelli sguardi avevano appena sigillato un tacito accordo che li avrebbe portati al rapimento del cavaliere, e poi dopo avergli estorto tutte le informazioni di cui avevano bisogno, l’avrebbero ucciso.
Così la stessa sera partirono alla volta della rocca.
Alexer si sentiva sporco e infimo all’idea di dover uccidere un uomo, poi però un viso riaffiorò nella sua memoria…Charlotte, cosa ne era stato di lei?
E se questo uomo che dovevano interrogare, era diventato cavaliere durante le razzie nel nord, dalle loro parti, allora voleva dire che si era distinto per atti di “valore” agli occhi del comandante.
Lui avrebbe chiesto solo una cosa, la domanda gli aleggiava nella testa da quando aveva saputo dell’esistenza di Durmer: cosa ne sai di una ragazza alta circa come me, dai capelli color oro, dagli occhi azzurri come i mari d’occidente, dolce e premurosa, gentile e aggraziata come una ninfa dei boschi?
Nel frattempo arrivarono alla rocca.
Tutte le luci erano spente, il portone spalancato e dal rosone principale, che era stato sfondato, pendeva qualcosa di indefinito, c’era troppo buio per essere sicuri di cosa fosse.
Nell’avvicinarsi, Raphael inciampò in qualcosa, quasi cadde, poi la sua vista si abbassò a scrutare i suoi piedi, e tutto ciò che vide fu un corpo senza vita di un servitore della rocca, alzando piano piano lo sguardo poté notarne un altro, poi un altro ancora e un quarto e un quinto.
Alzando gli occhi al rosone sfondato, vide quelli che probabilmente erano il cavaliere e sua moglie, impalata sui ferri che rinforzavano la vetrata colorata al centro della facciata della rocca.
La schiena dei cadaveri era posta in una curvatura innaturale, sangue era colato fin sullo stipite del portone d’entrata, segno che probabilmente a uno dei due coniugi era stato perforato il cuore.
Alla sola vista di quei cadaveri Raphael e Alexer vomitarono.
Marcus non perse tempo identificò subito delle tracce che si inoltravano nei campi aperti in direzione di Lur, non erano passati più di poche ore dal passaggio dell’assassino, e quasi sicuramente indossava dei sandali.
Stettero per qualche istante a contemplare lo scempio poi ripresero la via per Lur, a metà notte si accamparono per prendere qualche ora di sonno, poi ripartirono.
L’alba li sorprese quando ancora stavano sognando profondamente, da quando avevano lasciato la rocca nessuno di loro aveva detto una parola.
Si rimisero in viaggio per il primo giorno di marcia verso la città degli schiavi, che all’interno delle sue mura ospitava i più atroci e cruenti scontri gladiatorei del continente.
Lungo la strada si imbatterono in un carro che aveva una ruota spaccata, istintivamente tutti si avvicinarono, non appena arrivarono in prossimità del carro si resero conto che il cavallo che lo trainava non c’era e che il cocchiere giaceva supino dentro il carro con la gola sgozzata.
Nuovamente ripresero la marcia nei folti campi d’erba che si estendevano per ettari in quella zona, la cacciagione non mancava, e così Marcus procedeva scostato dalla colonna dei suoi compagni per poter catturare qualcosa.
All’imbrunire, il cielo iniziò a riempirsi di nuvole minacciose, e da li a poco parecchi tuoni ruppero il silenzio che si era prolungato sin dalla rocca di Durmer.
Poi come lacrime versate per qualcuno, la pioggia iniziò a cadere. La decisione di accamparsi fu presa da tutti contemporaneamente appena una goccia si posò sulle giovani teste dei viaggiatori.
Si ripararono sotto uno sperone di roccia che si protendeva dai bordi della strada, e li, finalmente, iniziarono a parlarsi di nuovo.
<< un bel lavoretto quello fatto alla famiglia del cavaliere… che ne dite >> scherzò Marcus.
Nessuna risposta dai suoi compagni gli fece capire che la sua battuta era stata recepita.
Probabilmente erano tutti immersi nei loro pensieri. L’unico che non riusciva a pensare a qualcosa era proprio il grande ragazzone.
Poi qualcosa attirò il suo sguardo, si diresse verso uno spiazzo che probabilmente era precedentemente stato occupato da un uomo, e vi trovò tracce fresche di passaggio umano.
Nello spiazzo creato dal precedente occupante della spelonca, vi era un laccio strappato, ed era un laccio di un sandalo che poteva essere del tutto simile a quello dell’assassino della rocca di Durmer.
continua…

[Modificato da Prison 24/12/2005 20.11]

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