00 16/05/2006 16:09
PROGETTO "TITANI DI GHIACCIO"
Propongo una popolazione:

STORIA
Si narra secondo la storia e la cultura dei titani che agli albori dei tempi la creazione del mondo venne affidata ad alcuni Dei, Dei che in altre culture conoscerete con altri nomi ma non è questo il momento per parlarne.. Uno di questi, il potentissimo Dio Anion, diede origine alle catene montuose, ai canyon e alle alture, di certo autentiche meraviglie della natura, ma completamente insignificanti dinanzi alla maestosità del Monte Aerrel, la prima grande opera che inaugurò le sue successive creazioni. Il Dio Anion era dunque il Re delle Montagne. I suoi poteri erano racchiusi in un potente talismano che portava intorno al collo, e da esso ne traeva l'energia vitale e l'immortalità.
Circa diecimila anni dopo, durante una tempestosa notte estiva, la semi-Dea della Morte Gendel pugnalò al petto Re Anion; il suo obiettivo era semplice:
eliminare tutti gli ostacoli che potessero impedirle la successione al Regno dei Monti.
Purtroppo il pugnale che aveva colpito Anion era stato imbevuto nelle acque mortali del fiume Zibi: il nostro Re, infatti, stava progressivamente perdendo i suoi poteri, le sue stesse creazioni andavano verso la rovina, le montagne franavano negli oceani oppure venivano invase da mostruosità di ogni sorte.
Anion scese così sulla Terra per chiedere consiglio alla veggente elfa Melher, ed ella gli predisse il futuro. Allora Anion si recò per l'ultima volta sulla sommità del Monte Aerrel, il tetto del mondo, e dopo aver sepolto il suo talismano sotto la neve, si lasciò cadere per terra, con la faccia rivolta nella neve, assaporando per la prima volta il sapore della mortalità.
Una cosa è certa: anche se la Dea Gendel regnò incotrastata per un tempo quasi infinito, le meraviglie create da Anion non cessarono mai di esistere.

Miliardi di anni dopo un ruggito scosse le fondamenta del mondo; un grande boato venne udito in tutto il Regno di Avalon: esso annunciava l'inizio di una nuova condanna.
La semi-Dea Gendel fù ferita in seguito a una furiosa battaglia contro il Dio dei Venti Cladiussùs: ella, dopo aver assunto le sembianze di un Dragone Oscuro, fu scagliata sulla sommità del Monte Aerrel da una potente raffica di vento, e col suo peso andò a distruggere proprio l'amuleto sepolto miliardi di anni prima da Anion, liberando così tutto il suo potere.
Grazie a questo evento l'ultimo desiderio di Anion fù esaudito; allora sembrò che la montagna prendesse vita: da questa cominciarono a staccarsi grossi pezzi di roccia e ghiaccio e neve che, acquisendo una sempre crescente autonomia, risalirono i pendii ghiacciati per radunarsi sul luogo del disastro.
Una volta in cima, si lanciarono immediatamente sul corpo ferito della Strega-Dea, ancora in forma di Drago, straziondolo e staccandole pezzi di carne e ossa...e ancora una volta la Forza del Bene prevalse.

Ma la collera di Anion era ancora molto forte, troppo forte perchè si potesse contenere: dopo la ricostruzione del suo vecchio impero e la salita al trono del Dio Cladiussùs, infatti, questi "Giganti di Ghiaccio" (riconosciuti dagli esploratori di Avalon come "Titani") iniziarono una vera e propria invasione delle montagne, sfuggendo al controllo del nuovo Re, senza però mai stabilirsi in vere e proprie comunità.

DIVINITA'
Cladiussùs, Il Signore dei Monti.

ALLINEAMENTO
I Titani del Ghiaccio posseggono un allineamento neutrale-buono, agiscono sempre d'impulso e non tollerano gli avventurieri sprovveduti.

GERARCHIA
I Titani del ghiaccio non hanno regole, non posseggono un codice morale, non vengono determinati valori, ma tendono alla solitudine alla calma. Reagiscono se stuzzicati o viene fatto loro del male, o se si disturba la quiete in cui sono perennemente immessi. Non hanno capo, né una guda, né un ordine, vagano per le montagne e agiscono autonomamente.

DESCRIZIONE
Facilmente riconoscibili a causa della loro “Titanica” stazza, essi assomigliano più che altro a grandi pezzi di acqua e neve, con delle braccia e delle gambe grosse come pilastri e degli occhini inespressivi, incavati in un fosso come di cristallo.