00 23/12/2005 13:32
Fa freddo nella città degli angeli. Mike si stringe nel suo cappotto mentre aspetta Jhonny, il capello ben calcato sugli occhi.
"Michele, Mike, come l'arcangelo u vogghiu chiamare a me figghiu", disse suo padre prima di beccarsi quel colpo di 44 in corpo. Le ultime parole erano per lui, o almeno così gli avevano detto. I fottuti irlandesi lo avevano ucciso come un cane, prendendolo alla sprovvista. Piccoli bastardi coi capelli rossi. Non avevano ancora capito che il loro tempo era finito. E non c'era niente di più irritante per Mike di un attore che cerca di rimanere sulla scena quando la sua parte è finita.
La strada è male illuminata, la luce sfarfalla in un lampione.
Che tempo di merda. Dov'è Jhonny? Stasera c'è Frank al Cotton Club se me lo fa perdere lo ammazzo. Quel ragazzo farà strada, se Dio cantasse, canterebbe come Frank.
Delle note si alzano da una strada laterale. Un negro suona un blues maliconico. Mike si avvicina e gli lancia alcune monete nel cappello. Suona bene, è pur sempre un musicista.
"Non fermarti cioccolatino" lo incita Mike.
I suoi pensieri viaggiano sulle onde della musica. Quella Mary, che schianto di donna. Bionda come il grano e con gli occhi verdi come l'estate. I suoi passi erano samba, il suo profumo primavera. Bella ragazza Mary. Peccato per quella storia di alcol e neve. L'inverno rovina l'estate, avrebbe dovuto saperlo Mary.
Ma dove cazzo è finito Jhonny?
"Non fermarti amico" borbotta Mike buttando un altro quarto di dollaro nel cappello del negro.
Jo era un bravo ragazzo. Erano cresciuti insieme sulle strade di LA, giravano col le caddy, rimorchiavano le donne e pestavano gli irlandesi. Chissà perchè era diventato uno sbirro. Un bravo sbirro per carità. Era sempre lì se un suo compaesano era in difficoltà, e si girava dall'altra parte se qualcuno commetteva qualche piccolo sbaglio, ma era un bravo ragazzo Jo, e uno sbirro è pur sempre uno sbirro.
Però andava a giocare a carte con loro e beveva whisky anche se non si può. Povero Jo, coinvolto in quell'inchiesta dei federali. Adesso marciva in qualche cella del cazzo, "devo fargli visita per Natale al vecchio Jo" pensa Mike.
Adesso si ci mette pure il vento. Il soprabito di Mike serpeggia come le code di un'aquilone e lui è costretto a tenersi il cappello con la mano.
Ma il negro non smette di suonare.
Non aveva mai visto il paese Mike. Così lo chiamava sua madre. Il paese, qulli del paese. Loro ormai erano "gli americani" per quelli del paese, qualche volta gli spedivano un pacchetto di sigarette o la cioccolata, la carne in scatola, qualcos'altro che lì non avevano. Le cose non vanno bene al paese ora. Dicono che c'è un tizio che comanda a cui non sono simpatici gli americani. E al presidente non è simpatico lui. Finchè si fa gli affari suoi a Mike non sta antipatico. Ma si dice che non vuole che si ascolti la musica di Frank, e che c'è gente lì che picchia quelli non sono d'accordo. E a Mike questo non va tanto bene. Ma queste sono cose che deve decidere il presidente, è il suo lavoro.
Ecco. Arriva Jhonny. Mike lo vede da lontano avvicinarsi con quel suo sorriso che sembra dire "va tutto bene amico", anche se è nella merda. Devono fare un lavoro stasera, e come al solito a Jhonny va tutto bene. Mike si è abituato a fare i lavori. Non va tutto bene quando deve farli, ma ormai sopporta. Sente la fondina premergli sul petto, e questo gli da sicurezza.
Forza Jhonny facciamo in fretta, che tra poco è Natale, non voglio fare lavori a Natale.
Fa freddo a LA, ma Dio lo sa che fa così freddo nella città degli Angeli?

[Modificato da K4oS 23/12/2005 13.37]