00 17/03/2002 21:30
Atto I: Roma, la città eterna

(25 a.c. – 2° Anno Augusteo – Mattina – 8.30)
Roma.
Lo splendore della più grande città di tutto il mondo conosciuto è davanti agli occhi di tutti: le vie sono affollate di gente, i palazzi sono maestosi, come del resto la potenza di Roma.
Ti fermi un attimo, e ti guardi attorno: davanti a te, la scalinata che porta al palazzo che ha reso vero il sogno degli antenati che la lupa ha allattato con amore materno: il Senato.
Qui viene governata Roma, e con essa, tutto il mondo: per un attimo tremi al pensiero che un folle possa prendere il potere in questo palazzo, e distruggere il mondo.. con Roma ai suoi piedi, ne avrebbe i mezzi.
Mentre sali le gradinate del senato, vedi che una miriade di persone stanno facendo lo stesso, tutte perse nei loro progetti e nei loro problemi, sotto lo sguardo attento, ma annoiato dei soldati a difesa di questo luogo.
Un raggio di sole ti acceca un attimo, e manca poco che tu non faccia un clamoroso volo giù dalla scalinata.. rapidamente ti riprendi, e noti che quel raggio di sole è forse l’ultimo che vedrai oggi.. infatti un temporale si avvicina velocemente dal mare, e vedi che anche i soldati guardano preoccupati il cielo che diventa via via più plumbeo e scuro.
Comincia ad alazarsi un vento freddo, fuori stagione, notoriamente mite qui a Roma: ti affretti ad entrare nel palazzo, ma un gruppo di Pretoriani (le guardie scelte dell’Imperatore), ti bloccano la strada con le loro lance, e ti dicono, con tono che non ammette repliche:
“Fermo: devi aspettare qui”
Questa stupida guardia non sa chi sei, e quando tu estrai la pergamena su cui c’è il tuo lasciapassare, lo vedi diventare subito accondiscendente nei tuoi confronti, tanto che si offre di scortarti, assieme ad altre strane persone (di cui per adesso non ti curi), nella sala dove sei atteso.
“Mi scusi signore..”, cerca di giustificarsi la guardia.
Tu la guardi, sospiri, e gli dici “Non preoccupartene”, mentre pensi che le guardie rimarranno sempre delle semplici guardie.
Lui si calma, e dopo un paio di incroci sbagliati (ti chiedi fino a che punto..) che rendono il cammino nelle sale del potere interminabile, finalmente arrivi nella stanza meta del tuo viaggio.
Nella stanza c’è qualcuno che conosci molto bene (anche se di fama), che sta parlando:
“Benvenuti al Senato: l’Imperatore Augusto sta parlando in questo momento all’assemblea, quindi dovremo aspettare che abbia finito.”
E’ Caio Albertus, vecchio e ricco patrizio, che squadra, te, e i tuoi compagni, con i suoi occhi verde-azzurri, per poi riporre lo sguardo su quello che sai essere il suo figlio “adottivo”, Ceaser Caio, centurione, che ti squadra dalla sua splendente armatura, e con voce sicura dice al vecchio senatore:
“Ah, salve.. Stiamo perdendo tempo prezioso, padre! Perché aspettare che quei vecchi approvino le decisioni di Augusto, quando sappiamo benissimo tutti che la repubblica è morta?”
Vedi che il senatore, sorpreso da questa inopportuna uscita di suo “figlio”, gli molla un’occhiataccia, e subito Ceaser tace, e si mette a sedere, sbuffando.
“Bene signori, che ne dite di presentarvi, o vi siete già conosciuti?”, ti esorta il senatore con un sorriso affabile, mentre si accomoda su una delle comode poltrone che ci sono nella stanza, facendovi segno di fare altrettanto, mentre dei servitori vi portano delle coppe di vino.
L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile.

(buona fortuna a tutti ragazzi ndCustode)