[RPG 3] Scenario: Dentro Ognuno di noi

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pkrcel
00giovedì 20 maggio 2004 16:41
Giusto
La determinazione del pretoriano lascia Giusto abbastanza perplesso..."sempre mi è parso un uomo che si faceva scudo di una maschera di determinazione, ma mai avrei pensato che potesse essere tanto impulsivo"..è il suo pensiero....

Poi lo sguardo si posa verso Falco, che sembra essere anch'egli sorpreso, ma che nelgi occhi mostra comprensione...
e le parole fluiscono con naturalezza, "E' vero, anche io capisco perchè Marco abbia fatto un tale, impulsivo gesto...noi tutti abbiamo bisogno di sentirci umani, padroni dei nostri destini, fautori di una scelta, una almeno, per la quale esita realtemnte il libero arbitrio!"

Ecco il volto di Astrifone, tranquillo..."Druido, io intendo seguirti, se anche esiste una sola possibilità si seguire la strada che lei ha così fortemente voluto mostrarmi, io la sfrutterò, in qualcuno dovrò pure porre la mia fiducia..."


Gornova
00martedì 25 maggio 2004 13:41
Astrifone guarda Marco, e poi distoglie lo sguardo, mentre scompare nella nebbia, e dopo pochi istanti riappare.
E' come gli altri seduto intorno alla tavola imbandita, mentre Falco pare come perso in chissà quale ragionamento interiore..

Astrifone, da parte sua, vi rivolge la domanda di prima..

"Che cosa volete dalla vostra esistenza? Vi prego.. rispondete a questa domanda prima di tutte le altre.."
pkrcel
00lunedì 31 maggio 2004 09:23
Giusto
"Io voglio semplicemente capire perchè mi sono trovato su questa strada, cosa mi ha spinto a seguire il percorso della conoscenza..e credo che per farlo dovrò seguirti Astrifone, per raggiungere lei, o forse, per raggiungere ciò che lei avrebbe voluto mostrarmi..."


Raiden
00lunedì 31 maggio 2004 09:59
Marco Bellero
"Perdona il mio gesto nobile Astrifone, ed anche voi amici Falco e Giusto: sapete bene che non vi avrei mai abbandonato per nessun motivo, ma c'era un'ultima cosa che dovevo fare prima di seguirvi nell'ultimo atto di questo nostro lungo cammino. Volevo, anzi DOVEVO rivedere anche per un solo istante mia sorella Clarissa."

"E' per lei se sono arrivato a Roma e sono diventato pretoriano, ed è sempre per lei e per la sua salvezza che mi sono incamminato consapevolmente su questa strada. Lei rappresentava il mio ultimo legame terreno e sentivo il bisogno di scioglierlo per essere preparato a seguirvi, ma per farlo mi era necessario rivederla un'ultima volta. Dovevo vincere le mie tentazioni."

"Così è stato, o almeno credo, in quella nebbia che mi ha avvolto. Ho aperto la porta e dopo attimi che parevano interminabili l'ho scorta in lontananza, una figura pallida e sfocata che man mano si avvicinava e diventava nitida, viva, calda... rappresentava una parte della mia volontà che ha lottato disperatamente per trascinarmi fuori dal vortice di orrori in cui siamo precipitati."

"Ma ho vinto, e senza difficoltà. Il pensiero di andarmene e tornare a casa non si è mai associato ad una tentazione pienamente comprensibile. L'ho vista come me la immaginavo: bella, adulta, matura, felice ed al sicuro. Lei non ha più bisogno di me in questo mondo: sono consapevole che potrò fare qualcos'altro per la sua felicità ma ad un altro livello."

"Inoltre tutto questo l'ho vissuto anche per voi: volevo essere certo, una volta di più, di esservi effettivamente d'aiuto e non risultarvi un impiccio, un fastidio frenato dalle emozioni. E così dopo aver convissuto con le mie paure e coi miei ricordi sono pronto a seguirvi, FINO ALLA FINE."

"Credo che questo risponda anche alla tua domanda, nobile Astrifone, ma voglio ribadirtelo ora e per sempre: come ho già detto al Custode della Porta io cerco le risposte, qualunque esse siano ed in qualunque forma mi vengano presentate. O sarebbe più corretto dire che cerco una parte di esse."

"Cerco anche la felicità. Quello, come saggiamente hai spiegato pocanzi, è un sentimento che non mi appartiene più, come moltissimi altri: lo ritengo superfluo, almeno per la definizione che ne viene comunemente data. La felicità a cui aspiro è quella delle normali persone come Clarissa, e potrò dargliela soltanto espletando il mio compito: impedire che forze oscure, eterne ed immortali, possano nuocere al mondo. Con tutte le mie forze. Il mondo deve vivere nella sua ignoranza di quello che accade in realtà dietro le quinte: spetta a uomini come noi consentire che ciò accada."
Gornova
00lunedì 31 maggio 2004 11:24
Atto IV: Siete ancora umani

(tempo indefinito - luogo indefinito)

Astrifone pare rilassarsi, sulla sua sedia.
Le ombre, attorno a voi, che hanno continuato a muoversi fino ad ora, si rilassano.. e sembrano scomparire.
Nulla si muove.
Astrifone vi guarda, uno sguardo carico di compassione, ma anche di speranza.
"Vi siete fidati di me, e nonostante tutto questo, io ho fallito, lo so. Non avete compreso e mai lo farete, temo."
Astrifone si alza, e notate dietro di lui una porta che non c'era mai stata prima: si incammina verso di essa, la socchiude, prima, esitante, e poi vi guarda, uno ad uno.
Il silenzio di Falco lo spaventa, é chiaro, ma non può fare
altrimenti.
Spalanca la porta ed insieme al lui vedete quello che c'è Oltre.

Il buio.

Il nulla.

Il non senso.

Le vostre stesse esistenze vengono strappate da quello che era la vostra umanità residua: sentite, percepite, più che vedere, l'enorme vortice oscuro, in mezzo a nulla.
Il caos strisciante, così lo definisce la voce di Astrifone che é dentro la vostra testa.
Intorno a lui danzano, al ritmo di blasfemi flauti creature senza nome, ne senso, senza vista ed idiote come il loro padrone.
Azathoth, il demone sultano.
Sull'orlo della follia capite non é Azathoth, assieme ad i suoi
infiniti poteri, la minaccia che vi ha perseguitato, vi ha cambiato la vita, che vuole portare la follia sul mondo.
E' in disparte, un uomo dalla pelle olivastra: vi domandate come potete percepire la sostanza del suo corpo, visto che voi stessi siete senza corpo.
Vedete la sua malvagità, INFINITA, e CORROTTA dipinta su quel volto perfetto..ed in alcuni istanti vedete passare in rassegna tutte le sue forme.
L'orribile, il blasfemo, é li davanti a voi.. la cosa più
TERRIFICANTE di tutte, é la sua VIVIDA, INFINITA E MALVAGIA
intelligenza.. il fulcro di tutto quanto.
Nonostante i suoi poteri siano infiniti, incommensurabili.. potrebbe distruggere tutti voi, l'impero, Roma in un solo battito di mani: ma non lo fa, guidato dal maestoso e orripilante piano di rendere prima TUTTI consci del terrore che si cela oltre la realtà.

Nyarlatothep.

"Dunque, alla fine siete giunti fin qui.", dice l'essere, con voce tranquilla, normale, UMANA.. é questa la parte più orripilante, mostruosa.. terribile.. é come voi.. ma non lo é.
"Cosa vi aspettate, dunque? Lo scontro finale contro di me? Con
quali armi? Con quali conoscenze? O volete servire il Caos, così come io ho deciso? O volete tornare indietro? Potete rimanere qui per l'eternità e oltre, a godere dello splendore di quello che IO ho creato.. ed il vostro fato.. "
L'essere ride, di una risata folle, senza nome.
Vi sentite attratti nella spirale della pazzia.. quello che
trattiene i vostri pensieri dal scivolare nel caos e nella pazzia é solamente una considerazione.
"Siete ancora umani!", dice Astrifone, lì come sempre accanto a voi.
"Voi pensate davvero d'essere importanti? Voi non SIETE NULLA. La razza UMANA non é nulla. E' inutile, senza senso, così come é stata creata da noi.. non é che un granello di polvere, un nulla in mezzo al caos delle stelle. Non potrà mai fare nulla, ed il suo fato é segnato, PER SEMPRE.
Voi non siete nulla.. non importate, non riuscirete a fare nulla!"
lark
00martedì 1 giugno 2004 14:22
FALCO


Falco, che era rimasto immerso nei suoi pensieri, si desta e osserva Astrifone.
Gli si avvicina e gli posa una mano sulla spalla.

Poi avanza di un passo ed inizia a parlare.

<Hai ragione, noi umani non siamo nulla.
Siamo impotenti di fronte a voi, al vostro potere... Abbiamo paura di voi, non posso negarlo.
Ma è propria questa paura che vi permette di esistere, non è vero?

E' per questo che ci temete, anche se non volete ammetterlo.
Senza di noi voi non potreste essere, per questo non ci avete ancora distrutti.
Avete paura della nostra mortalità e ci invidiate. Non è vero?

Noi stupidi umani possiamo provare sensazioni e sentimenti che voi non conoscete più.
Voi non potete vivere ogni singolo istante della vostra vita come fosse l'ultimo, non potete dare un senso ad ogni respiro, non conoscete la gioia ed il dolore perchè non conoscete la vita e la morte.
Ma soprattutto, non conoscete l'amore... Ma voi non potete capire, no, non potete...

Non potete assaporare la vostra esistenza fin nel più piccolo dettaglio, fin nella più piccola sfumatura, fin nel più piccolo soffio di vita... Non potete gioire come noi umani nè sentire il sangue pulsarvi nelle vene.

Siete qui, confinati in questo stato di esistenza... E siete soli.
Se nessuno crede in voi cessate di essere. Perchè è il pensiero che regola questo stato di esistenza non è forse così?
Volere è potere ed io desidero con tutto me stesso che il genere umano continui ad esistere. Con i suoi pregi ed i suoi difetti gli uomini sono quanto di più perfetto esista.

Voi non potrete mai fare a meno di noi...
>

Falco chiude gli occhi, cercando di guardare con gli occhi della mente invece che con quelli fisici.

<Ho abbandonato la mia umanità da quando sono entrato in possesso di Ex-Lvce, ho dedicato tutto me stesso alla ricerca delle risposte, alla ricerca di quello che sono realmente, seguendo ciò in cui ho creduto.
Ho lottato, ho sofferto, ho vissuto... Non temo la morte, non temo la vita. Ho avuto le risposte che cercavo proprio adesso, grazie a te. Sono pronto al compimento del mio fato...
>

<Il genere umano sarà anche inutile come dici tu, ma possiede un potere più forte di qualunque altro, la magia della vita.
Io credo negli uomini e sono disposto a fare qualunque cosa pur di dare loro una possibilità di salvezza...
>

<Tu credi che io sia disarmato, ti chiedi come potrei mai affrontarti... Hai paura della mia vita Essere?>

Detto questo Falco libera la mente e lentamente il canto di Ex-Lvce riaffiora dal più profondo del suo essere.
Si fonde e cresce di intensità, unendosi alla vita del Centurione, fondendosi con la sua anima divenendo un solo corpo ed un solo spirito.

Danza Centurione, danza.
Che l'ultimo ballo abbia inizio...

[Modificato da lark 01/06/2004 14.25]

pkrcel
00giovedì 3 giugno 2004 10:01
Giusto
Non esistono più le parole, non esiste più il tempo e non esiste più Giusto, così come era conosciuto.

Egli nella sua nuova coscienza ascolta le parole dell'essere e successivamente le parole di Falco...una sola sensazione, un solo messaggio nei confronti di chi li schernisce con tale veemenza, disprezzo.

"Di cosa dovrei avere paura? di cosa dovremmo spaventarci? Noi siamo ancora umani, e siamo qui, ciò oltre qualsiasi parola o intenzione è il messaggio più chiaro da parte nostra...NOI SIAMO QUI...non tutti è vero, ma poco importa, noi possiamo godere di un destino diverso per ciascuno di noi...noi NON siamo condannati all'inutilità gli uni per gli altri...viviamo nella coscienza, foss'anche illusoria, di poter fare qualcosa nel nostro tempo per noi e per chi ci sta attorno...e possiamo farlo in quanto umani...."

Poi una risata..è Giusto che ride? o forse qualcun'altro?
Di nuovo poco importa...

Raiden
00giovedì 3 giugno 2004 15:30
Marco Bellero
"Stavolta siamo giunti veramente alla parola fine" pensa Marco mentre le ombre intorno al gruppo lentamente si dissolvono. "Abbiamo superato anche la penultima prova, rappresentata dalla nostra volontà, dopo aver guardato nel profondo del nostro animo. Ormai più niente si frappone fra noi ed il nostro destino, qualunque esso sia. Ed esso ci attende oltre quella porta." La attraversiamo. Finalmente, dopo quattro anni di lunghe ricerche ed indicibili sofferenze, scopriremo la nostra ultima meta.

Siamo entrati. Sono entrato. Improvvisamente, una sensazione che ho provato spesso: sono solo. Niente più Astrifone, Giusto, Falco. Niente più Detamargus, Caio, Aracus. Niente più Clarissa, Augusto, Roma, l'Impero. Niente di niente.
Buio. Silenzio. Nulla. Dissolvenza. Tutto questo non esiste. "Anch'io non esisto".

Riconosco ormai questo limbo, oserei dire che mi è familiare. La conoscenza. Così come mi è accaduto troppe altre volte in una situazione del genere, la mia mente, se ne ho ancora una, si spalanca. E finalmente tutti i miei sforzi vengono coronati.
Ora vedo, ma non con gli occhi.
Ora sento, ma non con il mio udito.
Ora capisco, ma non grazie alla logica.
Ora SO. HO LE RISPOSTE.

Finalmente capisco appieno quello che abbiamo vanamente inseguito ad Iniax e nell'Isola delle Nebbie nei nostri corpi fisici, vagando come pecorelle smarrite senza alcuna speranza, senza alcun obiettivo. Tutti gli sforzi patiti, tutto quanto ora mi appare miseramente privo di senso, come se avessimo letteralmente sprecato il nostro tempo. "Non è stato così, Marco, e tu lo sai. Se sei arrivato alla destinazione finale è grazie a quel che sei stato. In nessun altro modo saresti potuto approdare fino a qui" elaboro dentro di me con una razionalità che mi era finora sconosciuta.

Qualcosa si muove, qualcosa prende forma. Eppure non siamo in uno spazio fisico. Anche il mio corpo, nonostante la poca utilità che gli attribuisco, sembra condensarsi attorno al mio IO. E non sono più solo.
Il centro dell'universo, il Demone Sultano, Azathoth. I flauti. I folli danzatori. Già nel sogno del circolo di pietre ero arrivato non lontano da qui, ma aveva ragione Astrifone nel non ritenermi pronto. Dovevo prima superare alcune prove. Ma ora l'ho fatto, e non tremo più. Ho con me fidi compagni. Non li vedo, ma li percepisco chiaramente come se li vedessi. E' una esperienza incredibile riuscire finalmente a scorgerli con gli occhi della mente.

Ma questa volta la scena appare più nitida rispetto alla mia precedente esperienza. C'è un elemento nuovo, che stabilizza ciò che mi appare davanti. E capisco ulteriormente.
Nyarlathotep, il Caos Strisciante. E' LUI la risposta a tutto. E' lui l'artefice, causa ed effetto di tutto. Le mie domande hanno finalmente trovato le risposte tanto attese.

Nyarlathotep.
Se ne sta in disparte, eppure domina il luogo. Servitore dell'entità suprema del tempo e dello spazio, ma al tempo stesso suo pari. Curiosamente, si forma nella mia mente l'immagine dell'Impero di Roma negli anni a venire: un Imperatore troppo giovane e imbelle per guidare Roma demanda il compito ad un astuto ed abilissimo viceré. "Chi dei due è in realtà il signore?", mi chiedo divertito. Roma, Augusto, quanto miserabile è il loro potere temporale di fronte a ciò che sto vivendo. Disporrei della forza per schiacciarli come insetti, ma a che pro? Che UTILITA' avrebbe un gesto del genere? Nessuna, l'immediata risposta.

Il Dio parla. Il Dio si rivolge a noi. Il Dio ha voce ed aspetto umani. E' talmente affascinante da lasciarmi agghiacciato. Sembra un nobile faraone del passato, intriso di incommensurabile malvagità. E le sue parole, calme, perfettamente misurate ma taglienti come lame aguzze. Niente potrebbe farci più male di ciò che sta dicendo. Ci schernisce, conscio della sua manifesta superiorità. Siamo sempre stati i suoi burattini, in fondo. Ma...

Astrifone si dimostra la nostra guida ideale. Basta una semplice frase per non abbandonarmi allo sconforto. Ha ragione, non ora che sono giunto fino a qui! Che miserabile sarei altrimenti? A che sarebbe servito tutto quanto?


"Mi spiace deluderti" le parole -se di parole si tratta- sgorgano limpide e spontanee da quella che in un corpo normale si definirebbe bocca. "Mi spiace, ma forse per la prima volta nel corso della tua eterna esistenza hai sbagliato i calcoli. Nessuno degli uomini che vedi di fronte a te sarà mai una tua marionetta".

"Sei onnipotente, eppure confinato in questo luogo sperduto. Fai parte di una schiera di divinità impronunciabili, eppure siete tutti dispersi nel tempo e nello spazio. E nonostante la vostra potenza, avete bisgno di noi miseri, insignificanti mortali. Avete bisogno di folli che protraggano il vostro culto blasfemo, inconsapevoli celebranti che vi venerino in maniera superficiale sperando di avere un granello del vostro immenso potere, sciocchi cultisti che ricordino il vostro nome. Per esistere vi è assolutamente necessario che qualcuno privo di senno vi veneri e vi riporti sulla Terra che avete abbandonato chissà quanti millenni or sono. Senza di noi NON SIETE NIENTE. NIENTE."

"Hai calcolato che giungessimo qui per obbedire, impotenti e privi di umanità, al tuo turpe volere. Hai fatto in modo che diventassimo i tuoi emissari. Ma non hai considerato che noi uomini possediamo un cuore, una coscienza, una memoria. Tutte cose che brami e non potrai mai avere, per quanto ti sforzerai in tutta la tua eternità, se non come riflesso dei miserabili che ti serviranno."

"Non hai minimamente previsto che serbassimo il ricordo per quanto accaduto in questi lunghi anni. Tu intendevi annichilire la nostra volontà ed il nostro IO, ma hai ottenuto lo scopo contrario: l'hai rafforzato. Non ci ha fermato la morte, la paura, il dolore, l'incertezza. E non riesce a piegarci ormai neppure la visione di questo luogo immondo."

"Puoi sconfiggerci ed annientarci con un solo gesto, ma avrai sprecato quattro ottimi servitori. Dovrai ripartire da zero, sottoporre altre prove a nuovi potenziali adepti, ma intanto i tuoi progetti per quest'epoca subiranno un rallentamento. Ed è il massimo risultato a cui possiamo aspirare. La verità è che nonostante tu ci faccia a pezzi, hai perso questa partita. Tu, che sei un Dio, hai perso dai miserabili umani che disprezzi tanto."

"Ed hai commesso un ultimo, gravissimo errore. L'orrore che rappresenti può essere incarnato in chissà quante mostruose forme, ma stavolta hai scelto quella sbagliata. Raffiguri un uomo, per quanto potente, un uomo di fronte a uomini che non temono più nulla. Ed ai miei occhi non sei più il maestoso faraone che parlava sprezzante, ma il vigliacco di nome Romeo Detamargus. E nella tua infinita sapienza certamente saprai che ho giurato di trapassarlo da parte a parte come un cane: una imponderabile, inconcepibile debolezza tipicamente umana..."

"Pretoriano Marco Bellero, per servirti. Per Caio ed Aracus. E per la gloria di Roma eterna" conclude beffardo Marco, con una invocazione tipica di quanto nutriva interessi ed ambizioni terreni, mentre estrae la fidata spada dal fodero e stringe nell'altra mano il Medaglione degli Antichi, affiancandosi impavido ai compagni. Compagni per l'eternità, in ogni spazio ed in ogni tempo...
Gornova
00venerdì 4 giugno 2004 11:04
Epilogo
Atto V: L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile.
(25 a.c. – 2° Anno Augusteo – Mattina – 8.30)

Roma.
Lo splendore della più grande città di tutto il mondo conosciuto è davanti agli occhi di tutti: le vie sono affollate di gente, i palazzi sono maestosi, come del resto la potenza di Roma.
Ti fermi un attimo, e ti guardi attorno: davanti a te, la scalinata che porta al palazzo che ha reso vero il sogno degli
antenati che la lupa ha allattato con amore materno: il Senato.
Qui viene governata Roma, e con essa, tutto il mondo: per un attimo tremi al pensiero che un folle possa prendere il potere
in questo palazzo, e distruggere il mondo.. con Roma ai suoi piedi, ne avrebbe i mezzi.
Mentre sali le gradinate del senato, vedi che una miriade di persone stanno facendo lo stesso, tutte perse nei loro progetti
e nei loro problemi, sotto lo sguardo attento, ma annoiato dei soldati a difesa di questo luogo.
Un raggio di sole ti acceca un attimo, e manca poco che tu non faccia un clamoroso volo giù dalla scalinata.. rapidamente ti
riprendi, e noti che quel raggio di sole è forse l’ultimo che vedrai oggi.. infatti un temporale si avvicina velocemente dal
mare, e vedi che anche i soldati guardano preoccupati il cielo che diventa via via più plumbeo e scuro.
Comincia ad alazarsi un vento freddo, fuori stagione, notoriamente mite qui a Roma: ti affretti ad entrare nel palazzo, ma un gruppo di Pretoriani (le guardie scelte dell’Imperatore), ti bloccano la strada con le loro lance, e ti dicono, con tono che non ammette repliche:
“Fermo: devi aspettare qui”
Questa stupida guardia non sa chi sei, e quando tu estrai la pergamena su cui c’è il tuo lasciapassare, lo vedi diventare
subito accondiscendente nei tuoi confronti, tanto che si offre di scortarti, assieme ad altre strane persone (di cui per
adesso non ti curi), nella sala dove sei atteso.
“Mi scusi signore..”, cerca di giustificarsi la guardia.
Tu la guardi, sospiri, e gli dici “Non preoccupartene”, mentre pensi che le guardie rimarranno sempre delle semplici guardie.
Lui si calma, e dopo un paio di incroci sbagliati (ti chiedi fino a che punto..) che rendono il cammino nelle sale del potere interminabile, finalmente arrivi nella stanza meta del tuo viaggio.
Nella stanza c’è qualcuno che conosci molto bene (anche se di fama), che sta parlando:
“Benvenuti al Senato: l’Imperatore Augusto sta parlando in questo momento all’assemblea, quindi dovremo aspettare che abbia finito.”
E’ Caio Albertus, vecchio e ricco patrizio, che squadra, te, e i tuoi compagni, con i suoi occhi verde-azzurri, per poi
riporre lo sguardo su quello che sai essere il suo figlio “adottivo”, Ceaser Caio, centurione, che ti squadra dalla sua splendente armatura, e con voce sicura dice al vecchio senatore:
“Ah, salve.. Stiamo perdendo tempo prezioso, padre! Perché aspettare che quei vecchi approvino le decisioni di Augusto,
quando sappiamo benissimo tutti che la repubblica è morta?”
Vedi che il senatore, sorpreso da questa inopportuna uscita di suo “figlio”, gli molla un’occhiataccia, e subito Ceaser tace,
e si mette a sedere, sbuffando.
“Bene signori, che ne dite di presentarvi, o vi siete già conosciuti?”, ti esorta il senatore con un sorriso affabile, mentre si accomoda su una delle comode poltrone che ci sono nella stanza, facendovi segno di fare altrettanto, mentre dei servitori vi portano delle coppe di vino.
L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile.

.
.
.

Attendere.. ancora ed ancora.

Vi siete già conosciuti, in fondo: vi conoscete da tempo.
Se c'è un inizio, non lo saprete mai.
Se ci sarà mai una fine, non vi é dato saperlo.
Quando il caos si desterà, dalla sua tomba, non lo comprenderete mai.
Avete compreso, con il passare degli eoni, che la coscienza umana non é nulla: ma in qualche modo siete ancora umani.

Inutile, assurdo: tutto quanto.
"Lo sai, vero? Lo hai sempre saputo", mi dice l'artefice.

Avete visto cadere l'Impero davanti alle barbarie, avete visto morire il mondo che conoscevate... avete sentito la disperazione di una razza che nonostante tutto non riesce ad arrendersi.
Io piango ancora, pensando alla nostra forza.
Mentre i millenni passavano, la terra mutava la sua forma, avete visto la razza chiamata uomo uccidersi con sempre più
efficienza, sempre più brutalità.
Sapete che dietro questo, oltre all'animo umano, c'è qualcosa, nascosto nell'oscurità, qualcosa che da quel momento (il tempo
non ha più significato, ricordate, amici miei??) si é svelato nella sua totalità, nella sua infinita forma.
Marco aveva ragione: Nyarlathotep, se é quello il vero nome di quella "cosa", ha compiuto un solo ed enorme errore..
scegliere la forma umana. Così é sopportabile il ricordo di quella forma..
Ma il passare del tempo vi ha costretto al ricordo di quella forma, di quella forma che condividevamo tutti quanti.. e penso
oramai d'essere pazzo... voi come potete ancora sopportare quel ricordo?
"Non sopportano nulla.. gli ho tolto questo peso dalle spalle e l'ho dato a te", mi dice l'artefice.
Avessi ancora una forma, lo vorrei eradicato dalla mia mente, per sempre.
Ora capisco il suo tranello.. Marco.. ti sei sbagliato.
Lui si nasconde nelle pieghe della storia, eterno ed immutabile, instancabile a fare in modo che il demone sultano sia soddisfatto dell'ordine (parola curiosa associata a quel dio cieco ed idiota di nome Azathoth) di tutto.
Mi domando.
Siamo ancora umani? Non ci muoviamo forse anche noi attorno al demone sultano al seguito del canto cieco, stupido, ma
travolgente, assurdo, impalpabile, incomprensibile.. Giusto.. ricordami le mie stesse parole, ti prego!
"Siamo ancora umani, SIAMO ANCORA UMANI!"
"Ne sei sicuro?", mi chiede l'artefice?
A volte penso che queste parole non hanno significato, ne per me, ne per voi.
NULLA, VUOTO, TERRORE.
La razza umana é scomparsa, o meglio, una razza del passato, annientata dal potere di un'altra razza, ha trasferito le
proprie menti con quelle umane, per poi abbandonarle.
Ironico.
La razza umana si é trovata catapultata nella realtà aliena che ha sempre cercato, che ha sempre bramato.
Il sole é morto.
"Perché, doveva vivere? Aveva uno scopo superiore? NO. Nulla oltre i nostri capricci", sentenzia l'artefice.
La terra é una roccia senza senso.
Le stelle si spengono una ad una: con grandi botti, ma molte, sempre di più, ne vuoto, da sole, senza dire nulla, senza
lasciare nulla dietro di se.
L'universo sta per morire.
"Questo era lo scopo.. se così si può chiamare", afferma l'artefice
Le altre razze, seguono lo stesso fato.. ovunque nel tempo e nello spazio.
E noi danziamo.
"Così come IO ho scelto per voi", dice l'artefice.



Vedete ancora Falco, vero?
Vedete ancora la sua inutile danza contro l'abitatore del buio, il burattinaio?
Nyarlathotep si diverte con lui.. da quanto tempo? Mi chiedo, anzi oramai ne sono certo.
La Ex-Lvce é una sua creazione: le armi di Atlantide e Mu le ha fatte creare lui.
Ha reso pazzo Falco, lo ha soggiogato al suo volere. Provare ad uccidere ciò che non si può uccidere. Provare a distruggere
ciò che non ha fine ne inizio.
Impossibile.
Ma Falco danza ancora.. mi chiedo.. riusciremo a fermarlo, noi che danziamo con lui?
Questa danza, non é alla fine, senza senso?
Può questa sua ultima danza avere fine?
No.
Si é condannato con le sue mani, e il burattinaio sa questo, mentre muovi i suoi fili, mentre faceva in modo che Falco
cadesse sotto il suo controllo, uno per uno, dei suoi fili... mentre il blu attorno a Falco lo catapultava nella sua attesa
eterna.
L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile, vero Falco?



Vedete ancora Marco, vero?
cieco, sordo, muto, senza più logica.
Ma con le sue risposte.
Non accetta la realtà, se così é.
Si aggrappa a quello che non esiste. Sa che Roma non c'è più.. ma combatte ancora per Roma, per il suo ideale.. quello che lo
rende umano é questo?.
Da solo, nel vuoto, nel silenzio dentro di se. La pazzia se l'è portato via.. mi domando se posso fare qualcosa per lui... si
é convinto che tutto quello ci sta attorno é in funzione di noi, della nostra razza.. ma la nostra razza é distrutta,
annientata dalla sua stessa follia, eppure.. non vi sono sostituti.. eppure.. niente.
LORO ci sono ancora.
Sono qui, attorno a noi.
Si é condannato con le sue mani, ed il burattinaio sa questo, mentre muovi i suoi fili, mentre faceva in modo che Marco
cadesse sotto il suo controllo, uno per uno, dei suoi fili... mentre Marco continuava a piantare il pugnale dentro la carne
di quell'uomo.
L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile, vero Marco?



Vedete ancora Giusto, vero?
Senza paura, ha davanti a se il potere che io cercavo, che la sua maestra bramava più di ogni cosa.
Sa di essere QUI, lo so,.. ma non sa dove si trova realmente.
Crede ancora che il tempo non sia passato, che ci sia ancora una vana speranza per chi era con noi, prima di entrare nel
circolo di pietre.
Nutre la speranza, fa piani, calcoli su calcoli, riti su riti, promettere potere, amministra la giustizia a suo modo... ma la
nostra razza non esiste più. Il tempo non esiste più.. e lui non lo sa...
Noi non siamo qui, eppure ci siamo.
E anche Giusto danza al ritmo dei flauti blasfemi... come ha sempre fatto.. amore ed odio, attrazione e repulsione per quello che c'è attorno a lui.
Ha aperto il vaso di Pandora, ci ha guardato dentro, e non riesce più a distogliere lo sguardo: mentre non vede più quello che c'è attorno a lui.
Si é condannato con le sue mani, ed il burattinaio sa questo, mentre muovi i suoi fili, mentre faceva in modo che Giusto
cadesse sotto il suo controllo, uno per uno, dei suoi fili... mentre alimentava la sua sete di potere, mentre gli mostrava il
fato di Detamargus.. la strada che poteva seguire
L’attesa ti sembra già fin da ora, interminabile, vero Giusto?



Vedete ancora Astrifone, vero?
Se ci fosse una giustizia divina, dovrei subirla in pieno.
"Che dici?", dice l'artefice.
Il gioco é valso tutto? Resterà qualcosa, un ricordo di quanto fatto in tutto questo tempo? O solo una vaga sensazione.. ma
che tipo di sensazione?
Disgusto, delusione, amore, terrore..
"Solamente quello che era stato deciso", mi risponde l'artefice.
Lo so.. solo mi domando.. perché loro tre?
E gli altri?
"Non lo saprai mai. Sono scomparsi nel libro della storia, un libro fatto a pezzi, bruciato, cancellato, e sotterrato da me stesso", ripete l'artefice incessante.
Perché a me la peggiore delle punizioni? Dimmelo.. se sono parte di te, perché hai dato coscienza a te stesso dell'orrore che provochi ovunque tu vada?
"Perché in termini umani é il mio piacere, il mio scopo", risponde l'artefice.
Mi hai tenuto cosciente per tutto questo tempo, ti domando per l'infinita volta.. falla finita!
Fammi scomparire! L'ade non é nulla in confronto a questo stato.. li ho portati qui da te, ho fatto quello per cui mi hai
istruito e creato.. hai raggiunto il tuo obbiettivo, no?
Danzano attorno al demone sultano, sono pazzi, e coscienti della loro pazzia ed inutilità.. mi domando, perché io, a che
servo ancora?
"Serve un perché? Credi che mi importi qualcosa? Non hai mai capito nulla. Tu sei me, io sono te"
Astrifone guarda lo specchio, in una casa a Treviri, un luogo che non esiste più.
Vede l'ombra dietro, davanti DENTRO di se.
Si vede mentre viaggia fino a Iniax per comandare le creature, per scatenare contro i prescelti la furia dello shoggoth.
Si vede portare alla follia terrena quelli che sembravano più deboli, non disposti a seguire la strada.
Si vede trascinare Falco, Marco e Giusto verso il centro.
Astrifone, l'artefice e Nyarlathotep.



La stessa cosa.



L'attesa ti sembra già fin da ora, interminabile, vero Astrifone?



SI.




FINE






- Cthulhu PBF by Gornova -

dal 17/3/2002 al 4/6/2004: 2 anni di Terrore, mostruosità e intrattenimento.

Tutto in nome di un autore, grande ed immenso nella sua creazione.

H.P.Lovecraft

A te dobbiamo tutto questo: grazie.
Questa storia é dedicata a tutti coloro che in 100 e passa anni hanno reso un mito e mi hanno permesso di conoscere tutto
questo.. a chi ha curato i libri, a chi li ha letti, a chi li ha resi immortali nel più grande gdr horror di sempre.
Grazie a tutti quanti
Ringrazio i miei giocatori, in ordine sparso: avete sopportato tutto questo, senza fiatare.. anche se avevate grande libertà,
vi siete gettati nel vortice della mia pazzia.
Grazie.
Non ho avuto mai migliori giocatori


Gabryk, il primo Falco: forte, valoroso, pronto alla gloria. Ci é sempre un pò mancato :D Mi dispiace di non averti fatto
rientrare a gioco avanzato.. ma come hai visto mancava poco..

Badrel, il giovane Aracus: un onesto soldato, che ha reso tutto più reale e credibile. Ci é dispiaciuto tanto quando hai
lasciato questo pbf.. speriamo di vederti un giorno! Fatti sentire!!

Linketto, il primo Marco Bellero: Sarsha Link di Turlam, il pretoriano. Se un giorno passerai di qui, sappi che non sei stato dimenticato, pretoriano! La gloria di Roma ti ricorda!

Lark, il secondo Falco: l'unico. Il giocatore con gli interventi più lunghi, sofferti e pensati della storia. Sostanza, interpretazione e sentimento. Grande Lark! Nonostante il lavoro, il capo, il caldo, il freddo, la stanchezza, in qualche modo é stato sempre presente. Grazie di cuore!

Pkrcel, il primo ed unico Giusto: colui che é resistito. La crisi non l'ha toccato: ha continuato, ha resistito ed é stato
premiato. La sua fedeltà é encomiabile :D Visto pk, ce l'abbiamo fatta ad arrivare in fondo !!!

Raiden, il secondo Marco: capitato per caso, é diventato una delle colonne del gioco. Grazie a lui abbiamo compreso quello
che si agitava dentro il pretoriano.. non avrà salvato il mondo, ma é un ottimo giocatore :D

Agli amministratori del nucleo, ovvero Elwood e Snogar. Per il supporto logistico e perché amministrano e tengono a bada noi
utenti scalzonati e pazzi :D

A TheKeeper, che mi ha fatto conoscere il nucleo, e che ha avviato il primo pbf della storia di questo forum, Barbarian PBF: grazie a quel pbf ho imparato molto.
Tnx Keep


Grazie a me stesso, in fondo.
Se siamo arrivati fin qui é perché vi ho spronato, continuato a rompere affinché si giocasse.
Personalmente credo, e lo dico sapendo bene che pecco di superbia, che questo sia il pbf più sostanzioso, pronfondo e meglio giocato della Storia.
Ci sono stati momenti di crisi, certo.. quando abbiamo perso giocatori, circa a metà. Ma i "nuovi" hanno dato quella marcia
in più.
Grazie ragazzi, a tutti: se fosse per me continuerei a giocare per sempre a questo e a tutti i giochi che ci accomunano

Una sola domanda, alla fine rimane aperta: a quando la prossima partita?

:D

"Cthulhu n'fagna! IA! IA! Shub Nigurrath" :D
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