Canta un corvo un canto silente,
Sul campo ove i due forgiano il destino,
Riluce del primo la lama splendente,
Misterioso il secondo, dal volto chino.
Dardeggiano possenti le due lame,
Disegnano insieme una danza mortale,
Il cielo immobile, come fosse di rame,
Attende insofferente il verdetto finale.
Tremendi colpi scoccano i contendenti,
Entrambi conoscono solo la vittoria,
Ma la guerra non conosce che perdenti,
E a gente come loro, resta solo vana gloria.
Ma ecco che il primo trafigge il nemico,
Che lesto porta le fredde mani alla ferita,
Ma è il suo avversario a cadere sul suolo antico,
Come se dal corpo scemasse lenta la vita.
Lo sguardo morente, un sussurro la voce tonante:
“Credevo veramente, di poterti sfidare,
Nobile Morte” disse l’uomo ormai ansante
“Sono stato orgoglioso e devo pagare…”
Ride la Morte, padrona di una storia già scritta,
Fiumi di sangue convogliano al suo altare,
E agli uomini non resta che la sconfitta.
Placido il corvo continua il suo cantare…