00 31/03/2005 09:40
John H. Cooper
La caccia. L'agguato. La situazione tattica.
Stanare le vedette, compiere manovre evasive.

Questo è il mio mondo, questo il mio modo di vivere, penso mentre vedo Thorwald allontanarsi. La mia vita è stata un unicum di imboscate e duelli all'ultimo sangue.

E il ricordo più vivido che conservo di ogni battaglia è l'aroma della natura: le pietre essiccate al sole, la melma ed il fango, la pioggia, la sabbia del deserto... ogni cosa ha un odore, e nel pathos della battaglia, quando lotti per rimanere vivo, quest'odore ti penetra le narici e ti inebria.
Finché la natura emanerà il proprio odore saremo sicuri che questo pianeta sia ancora vivo. E perché mai dovremmo lasciarlo in balia del gelido metallo di Geshet?

Sono questi i miei ultimi piacevoli pensieri, mentre Thorwald è già sparito dalla mia vista. Respiro a pieni polmoni l'odore della pioggia sulla foresta: un odore nuovo, fragrante, molto piacevole.
E' solo allora, che abbandono la mia condizione umana per diventare un segugio da caccia. Tutti i miei sensi all'erta pronti ad individuare il minimo pericolo: gli occhi, eventuali rumori sospetti, i silenzi improvvisi degli animali del bosco...
Nessuno spazio per errori. Quando è in gioco la vita non si può sbagliare, penso, augurandomi al tempo stesso che i miei compagni siano dei professionisti.

"E' l'ora di andare..." sussurro ad Hans e Bjorn.