00 09/08/2005 16:17
In lombardia credo che nei primissimi anni ci sia una situazione abbastanza caotica con Milano (e in misura minore gli altri capoluoghi) dove ci si fa fuori a piacere, per un avanzo di cibo, o anche solo per la differenza di colore (per qualcuno, ogni scusa sarebbe valida), con le ovvie conseguenze sanitarie (cadaveri per strada + terreno fondamentalmente paludoso + gente indebolita dal poco cibo che magari cannibalizza pure -> qualche epidemia scoppia di sicuro -- ritorno della peste?)

nella pianura ci si organizzerebbe probabilmente abbastanza presto attorno alle fattorie, con gruppi armati in difesa; qualcuno accoglierebbe anche rifugiati dalle citta' (purche' lavorino bene, e magari offrano qualche risorsa), altri sparerebbero semplicemente a vista.

nelle parti collinari e montane probabilmente l'organizzazione sarebbe attorno ai paesi piu' piccoli, l'agricoltura non da abbastanza per tutti, ma con l'allevamento e gli orti ce la si cava comunque (le forme di difesa pero' rimangono diverse, non una fattoria - fortezza, ma piu' pastori armati)

Probabilmente proprio gli abitanti delle parti collinari e montane sarebbero i primi a riprendere la nobile tradizione del contrabbando con la svizzera (rottami metallici in cambio di cibo?), credo gia' un paio di anni dopo la catastrofe

i pericoli delle citta', le generali condizioni di vita, la popolazione anziana da cui si parte e tutti farebbero si' che in qualche anno la popolazione sarebbe calata abbastanza; in una decina di anni credo che si possa avere una situazione relativamente stabile in cui all'interno delle fattorie e delle comunita' rurali si vive "tranquillamente", almeno se se ne fa parte. I pochi sopravvissuti delle citta', non appartenendo a delle comunita', non potrebbero che dedicarsi al commercio o al brigantaggio (o a tutte e due a seconda delle occasioni). Nel frattempo le armi da fuoco e i residui tecnologici funzionanti andrebbero man mano calando.

Gia' dopo un centinaio di anni credo che la lombardia sarebbe organizzata attorno a comunita' indipendenti, relativamente chiuse, giustamente sospettose, ma non necessariamente ostili a tutto e a tutti, basate sulle fattorie o sui paesi a seconda delle zone; l'economia avrebbe una forte componente agricola, ma varie zone sarebbero abbastanza note per il loro artigianato, con un buon sfruttamento dei metalli rimasti da prima della catastrofe, e ci sarebbero delle reti commerciali relativamente stabili, quantomeno all'interno della regione e con i vicini. Le strade di comunicazione non sarebbero sicure, se non per chi non possiede niente o per chi ha una buona scorta, ma sarebbero praticabili sia a piedi che con mezzi trainati da animali, pur con qualche cautela; le linee ferroviarie verrebbero tenute in uso, o con rare locomotive a vapore, o piu' che altro con economici carretti su rotaia a traino umano o animale; .

Un po' per volta, anche le citta' verrebbero riabitate, dapprima per riprendere i materiali di cui sono ricche, quindi anche per riprendere controllo dei punti strategici del commercio, anche se richiederebbero molto piu' lavoro di ricostruzione (le case tradizionali stanno in piedi, se si tengono un po', i palazzi di ennanta piani si rovinano, sono piu' difficili da rappezzare e sono ricchi di materiali che possono essere usati in tanti altri modi migliori).

Una volta ricostruite, le citta' ricomincerebbero a lottare tra di loro per il predominio sulla regione e il controllo dei commerci, contribuendo ad impedire di ottenere una situazione di perfetta stabilita' e sicurezza.