00 25/06/2005 16:42
Re:

Scritto da: CervantesIII 21/06/2005 19.15
1) Ma il tuo discorso sembra comunque lasciare spazio a un dubbio: non tutti i giocatori sono così, però... così poi come? Se essere inseriti nella realtà è uniformarsi ad un comportamento, allora per essere normali tutti a spaccarci la testa in disco, tutti vestiti uguali e bere coca-cola?

2) Io ho conosciuto tanti giocatori di ruolo, e tanti altri che si definiscono "normali". Normali per chi, poi. Chi ne stabilisce il criterio?

3) Forse i grandi poeti che studiamo oggi furono un tempo definiti "non ben inseriti". Fatto sta che loro sono rimasti nella storia. Stiamo parlando di un gioco, è vero, ma anche la letteratura nasce come gioco, come strumento di evasione dalla realtà.

4) Tutti gli uomini hanno bisogno di questa evasione e chi rifiuta questo bisogno, ecco questo è davvero pazzo (e prima o poi pazzo lo diventa, o perlomeno disadattato).
Se chi cerca evasione lo facesse sempre coi gdr, invece che con le pasticche tanto per fare un esempio facile e banale, o con le risse negli stadi, o con gli ideali politici, o con la GUERRA, visto che anche di questo si parla, saremmo tutti più normali...



1) Secondo me questo discorso qui è un pò "demagogico". Non ti voglio colpire, per carità, solo che portando all'eccesso quello che tu dici, alla fine si diventa comunque schiavi di qualcosa: io non mi devo massificare, non devo bere coca-cola, devo essere alternativo. Alla fine mi uniformo ad un anti-concetto, ad un anti-moda, ma sempre mi uniformo. Rendo l'idea? Comunque io lascio sempre spazio al dubbio, perchè, non avendo conosciuto un campione di giocatori (per me) sufficiente a darmi un'idea precisa, non vorrei spacciare le mie idee per verità di fede universalmente riconosciute [SM=x77423]

2) A me questo sembra un pò sofistico. A questo punto non esiste nemmeno la a-normalità, non esistendo la normalità...alla lunga hai ragione tu, come anche a livello logico, però credo che sia più o meno pacifico cosa si intenda per "normale". Diciamo una cosa che si manifesta un pò in tutti, e quando non si manifesta diciamo che "non è normale" sottintendendo "che non si manifesti". [SM=x77414]

3) Su questo ho qualcosa da ridire. Andrebbe un pò sfatato il mito del poeta-sfigato. Può valere per Leopardi o Kierkgaard (anche se Kirk era filosofo), ma la letteratura non è fatta di solo Leopardi: ci sono i vari Foscolo, Wilde, Dumas, D'Annunzio che di disadattato avevano ben poco. Ci andrei cauto anche sulla letteratura come "evasione" (Manzoni ha ben poco di evasivo, così come Svevo o Montale...senza parlare dei veristi come Pirandello e Verga. E fermiamoci all'Italia). Non è che non condivido il tuo discorso, ma mi permetto di notare alcune piccole discrepanze, se me lo concedi. [SM=x77423]

Secondo me commetti un piccolo errore:
- quelli che hanno fatto cose grandi erano spesso definiti disadattati
- quelli che giocano ai GdR sono spesso definiti disadattati
- quelli che giocano al GdR faranno cose grandi

Sulle prime due sono d'accordo (anche se con le riserve che ho espresso su), però sulla terza un pò meno.

In pochissime parole: non tutti i disadattati son Leopardi 8) Quindi non è sufficiente (e nemmeno necessario) essere disadattato per essere un Leopardi.

4) Qui ti quoto appieno, anche se è un discorso un pò retorico. Purtroppo non tutti percepiscono il "fare il soldato" come un evasione da una brutta realtà (anche se a volte è così); spesso si sentono in dovere di fare qualcosa per il loro paese, e spesso travisano tale significato andando a fare cose per gli ALTRI paesi. Ma questo è tutt'altro discorso.