(Innanzitutto grazie a Nico per aver definito bello questo topic. Lunedì che riaprono le banche, ti passo il pattuito, come promesso [SM=x77407] [SM=x77410] )
In effetti sono spunti interessanti; di solito da DM (essendo stato prevalentemente giocatore) evito di dividere il gruppo per due motivi principali:
- D&D, con il sistema "a classi", è concepito per essere giocato in compagnia. Uno scontro senza una delle classi fondamentali o con solo parte di esse, potrebbe far finire in anticipo l'avventura [SM=x77475]
- mi rompo (ed è questa la vera ragione) da morire nel gestire più di una situazione alla volta. Soprattutto, magari per scarsità nelle mie capacità gestorie, i giocatori al momento non coinvolti nell'azione, si rompono ancora più di me.
Per "arginare" il party, di solito utilizzo sfide diversificate, soprattutto trappole, e gruppi organizzati di avversari (i PG non sono mica l'unica compagnia sulla faccia del pianeta ;) ).
Ad esempio una compagnia rivale, o un gruppo di mostri con avanzamenti di classe...
Poi, l'asso nella manica, è sempre il golem e la "Caverna dei diamanti". [SM=x77425]
Per quanto riguarda i discorsi al tavolo, riconosco che non sono il massimo del realismo. Però di solito ho sempre lasciato correre, prendendolo come un aspetto connaturato del gioco di ruolo (IMO), utile, fra l'altro, a cementare moltissimo i rapporti fra i personaggi con la creazione di tattiche comuni. Solo in alcune situazioni particolari (come ad esempio mentire a qualcuno) pretendo massima immedesimazione e considero tutto come detto "in game". Ma sono momenti rari e di solito avviso i giocatori.
Per arginarli, in qualsiasi senso, utilizzate le stesse tattiche che loro utilizzano per arginare gli ostacoli che voi mettete loro. Fatelo, ma con la sola (ovvia) avvertenza di non esagerare, altrimenti li si frustra tantissimo. In fondo dovrebbero sempre (o quasi) averla vinta.