Premetto che questo è un topic "serio", leggasi anche "palloso". :)
Il GDR è un gioco, lo dice il nome stesso. Su questo non ci sono dubbi. Però ha anche un significato molto profondo, che è difficile e forse anche non necessario cogliere. Il GdR vuole rappresentare la "realtà", e lo fa con delle regole, dei parametri, delle variabili. Mi è salita di nuovo all'occhio questa riflessione mentre sfogliavo e risfogliavo la parte delle abilità di Opera (che nel prossimo futuro arriverà online). Ogni abilità ha dei prerequisiti, si trova in una sorta di albero, le sue radici sono delle conoscenze già acquisite (i prerequisiti appunto) e anche dei momenti vissuti (il tempo necessario per imparare, le esperienze vissute per acquisire tale abilità). I suoi frutti sono potenziali conoscenze e anche atteggiamenti derivanti da tale abilità. Non è questo il punto ma mi è saltata all'occhio la natura reticolare di tutto questo, e mi domando quanto possa essere accurata come "riproduzione" della "realtà".
Quando il GdR si spinge verso il simulativo, non tenta di simulare solo i modelli fisici (combattimenti, ferite, tutto ciò che si muove) ma anche i modelli mentali dell'apprendimento e dei rapporti con le persone. Questi ultimi modelli sono i più complicati di riprodurre perchè non hanno basi matematiche, solide e certe, su cui poggiare. Un GdR spinto verso il lato scientifico può portare, a mio avviso, a dei fruttuosi risultati, ci può aiutare ad evidenziare le connessioni presenti tra le cose-concetti-persone nella "realtà".
Quando arriveremo ad un punto per noi abbastanza accurato nella riproduzione dei suddetti modelli, potremo chiederci le analogie tra il "gioco" e la vita reale, e viceversa. In fondo la vita di tutti giorni, quella che viviamo, non si attiene a delle regole, parametri e variabili, tanto complessi che non riusciamo a vederli con evidenza?
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Kwisatz
(Se smettiamo di giocare rischiamo di non crescere)