Ambientazione

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Gabryk
00martedì 1 febbraio 2005 11:12
Intanto, per tranquillizzare: le vecchie discussioni le ho solo archiviate, in modo da tirarle fuori quando serviranno e in modo da avere un forum "pulito" in cui lavorare per adesso.

Ho deciso di ri-iniziare ad usare il forum come strumento per portare avanti la creazione di Egyptian Tales, ho una serie di ragioni che non starò a spiegare, tra cui (forse la più importante): dare modo a tutti i collaboratori di partecipare attivamente, cosa che in chat spesso non avviene. La chat resta cmq un utile strumento di contatto "rapido" e non ho intenzione di abolirla, solo di limitarla.

Quindi invito il buon Vykos, Mn e se vuole anche SleepingBeast a partecipare come si faceva un tempo. Di nuovo come agli albori del progetto, e chi se ne frega se le risposte, qui sul forum, ci mettono di più ad arrivare. Andiamo dritti per la nostra strada senza badare al tempo che passa. Il nostro GDR ha grandi potenzialità e ora come ora, a giudicare dal materiale che ho quasi finito di impaginare, le dimostra tutte.

SleepingBeast ammetto di averlo visto all'inizio "solo" come disegnatore, ora mi chiedo se non potrebbe anche interessargli partecipare "attivamente" al progetto, dando le sue opinioni sull'ambientazione e comunicando le sue idee. Cosa ne pensi Sleeping? Mi fa piacere se accetti il mio invito.

Bene, ora ai posti di combattimento.
Uomini, sfondiamo il c**o ai colossi del GDR! [SM=g27786]
Gabryk
00martedì 1 febbraio 2005 11:26
La premessa era d'obbligo, ora veniamo al succo: il regolamento è pressochè finito, è certamente passibile di modifiche e aggiornamenti, ma per ora soddisfa così, perciò si vedrà in futuro. Ora quindi concentriamo gli sforzi sull'ambientazione.

Si pone il primo problema: nell'ambientazione facciamo rientrare anche il bestiario? Io eviterei, aprendo al max una discussione a posta in cui proporre "idee e spunti" per creature e mostri, senza scendere in particolari, in modo da approfondire quando sarà il momento. Dico questo perchè è probabile che, pensare all'ambientazione, stimoli anche a "collocarvi" creature e mostri. E dunque vorrei evitare di disperdere le energie e le buone idee dedicandosi a troppe cose insieme.

L'ambientazione, già di per se, non è facile da mettere su. Dobbiamo ricreare un egitto credibile, pur mischiato a fantasie e mostruosità innaturali e certamente non-storiche.
Dobbiamo pensare alle città, a come si viveva.
Dobbiamo pensare alla geografia, al calendario, agli eventi e alle festività.
Dobbiamo pensare a come gli dei interagiscono con le razze terrestri, a come intervengono.
Insomma, il lavoro non è poco, anche se qualcosa di già "pensato" o anche "pronto" l'abbiamo, ma non era poco nemmeno quello da fare per il sistema di gioco e ora quello è pronto.

Inanzitutto troviamo qualcosa da cui partire, un argomento solo per ora: città? dei? la spiegazione delle razze giocanti?
Vorrei sentire cosa ne pensate voi, da cosa volete iniziare?
Elwood Blues
00martedì 1 febbraio 2005 14:08
Rinnovo il mio compito di Consigliere Aggiunto
Gabryk.. come sempre la lancio lì.... perchè nn sfruttare qualcosa di già esistente, che potrebbe anche facilitare l'uso di questo GdR?

Dico.... Al-quadim...... Dico.... Dark-sun....

Ambientazioni esistenti, che la WOTC nn mantiene e rilancia da tempo, ma che hanno sicuramente giocatori ancora legati che potrebbero avvicinarsi a E.T..
Ci sono città, regioni, ecc... già pronte.

Pensateci.
A volte la strada nn è così lunga.

Ave,
Elwood
Gabryk
00martedì 1 febbraio 2005 15:14
Beh El, la proposta è interessante, tuttavia ET dovrebbe essere prima di tutto "ambientazione autoprodotta" (anche se prima abbiamo sviluppato il sistema).
Quello che dici però potrebbe farlo conoscere di più e avvicinare chi conosce le amb di cui parli.
Qualche info in più? Tipo risorse in rete che conosci etc. così magari inizio a dargli un occhio e poi vedremo.
Vykos
00sabato 5 febbraio 2005 13:54
sono d'accordo, ET sarebbe anche adatto a quelle ambientazioni, ma davvero vorrei che fosse una cosa nostra al 100%, seppur ispirata a molte altre.

vada anche per il forum, entro pochi giorni vedrò di postare qui idee per l'ambientazione per discuterne.



Gabryk
00lunedì 7 febbraio 2005 13:17
Archetipi
Vykos ne avrà la nausea, ma vorrei finire una volta per tutte questa parte che c'entra con l'Ambientazione.

Nel manuale si legge:
Quando si crea un personaggio si deve scegliere uno degli archetipi professionali elencati di seguito. Il giocatore può scegliere un archetipo generico oppure di razza.
Gli archetipi non sono altro che professioni, come Esploratore, Sacerdote, etc.


Come si evince dall'estratto esistono archetipi generici, cioè adattabili a qualunque razza di PG e archetipi di razza, specifici cioè per la razza scelta per il PG.
Gli archetipi generici ci sono già e sono:
•Accolito
•Artigiano
•Bracciante
•Consigliere
•Esploratore
•Guardia
•Messaggero
•Sacerdote
•Schiavo
•Soldato

Gli archetipi specifici per gli umani sarebbero:
•Commerciante
•Edile
•Intellettuale
•Medico
•Nobile
•Scriba

Ora non resta che scegliere gli archetipi per le altre razze. A breve posterò qualche mia idea, ma se ne avete già postate pure. E nel frattempo ditemi cosa ne pensate degli archetipi sugli umani, tutto ok?
Se preferite apro una discussione a posta, intanto credo che nn ci vorrà molto... così una volta fatto la chiudo e via...

[Modificato da Gabryk 28/04/2005 9.47]

[Modificato da Gabryk 29/04/2005 11.02]

Elwood Blues
00domenica 20 marzo 2005 20:20
Un pò in ritardo ma ecco dei link su dark Sun da cui trarre delle idee:
www.silverblades-suitcase.com/darksun/index.html
digilander.libero.it/utcs/homepage.html
Altri siti purtroppo sono down a dimostrazione di quanto sia dimenticata quesat ambientazione.

Ave,
Elwood

Gabryk
00giovedì 28 aprile 2005 09:45
Fra noi abbiamo uno storico. Un benvenuto a Stauro!

Per cominciare, mentre aspetto di poter elencare la lista del "da fare", potresti dirmi cosa te ne pare delle professioni elencate in un mio post qui sopra. Se ti sembrano adatte all'ambientazione, se hai delle aggiunte da fare, quello che ti viene in mente.

Ribadisco che, l'ambientazione che ci accingiamo a preparare, sarà un misto storico-fantasy.
Elwood Blues
00giovedì 28 aprile 2005 12:13
Benvenuto Stauro, onore e rispetto agli Storici.

Elwood

Staurophylaktos
00giovedì 28 aprile 2005 20:57
Grazie cari, ma storico è eccessivo, soprattutto perchè l'Egitto non è proprio il mio campo. Spero comunque di esservi utile, da quello che ho visto finora avete fatto un grandissimo lavoro, complimenti![SM=g27776]

La lista mi pare pressochè perfetta. Al massimo toglierei domestico\ancella, essendoci lo schiavo che quasi sempre ricopriva questi ruoli.
----------------------------
Omnia sunt communia

[Modificato da Staurophylaktos 28/04/2005 21.04]

Gabryk
00giovedì 28 aprile 2005 21:17
In effetti quell'archetipo dava adito a dubbi... è molto meglio toglierlo.
Elwood Blues
00domenica 29 maggio 2005 22:05
Economia
Come la volete impostare?
Nell'antico egitto il baratto era la transazione più diffusa, nn essendoci vere monete ufficiali, ma tanti diversi pezzi metallici d'oro, argento o rame con nomi e valori diversi. Anche perchè l'introduzione della moneta in pianta stabile creò diversi casini, nn ultimo lo svalutarsi dei prodotti agricoli.

Per il calcolo della moneta ho trovato questo:
"I valori equivalenti erano stabiliti ponendo come base lingotti o una "moneta" di calcolo, chiamata shat, di 7,5 grammi d'oro, peraltro poco utilizzata dal popolo. Una volta stabilito il valore di un prodotto in shat, lo si poteva pagare direttamente con oro o, più frequentemente, con altri prodotti stimati sempre in shat."

E' complesso, nn credo valga la pena utilizzarlo.
Ave,
Elwood

Gabryk
00domenica 29 maggio 2005 22:52
Allora, io avevo trovato qualcosa su monete chiamate Deben e Kite. Così, molto semplicemente ho usato queste due... con il classico 10 Kite = 1 deben, per semplificare la cosa.
Poi però ho messo una bella descrizione del baratto e ho spiegato che è quello il metodo realmente usato x il commercio.
Elwood Blues
00lunedì 30 maggio 2005 00:13
Da quel che ho letto il baratto, controllato dalle guardie, era il sistema + usato fino ad un tot tempo. Poi sono state introdotte le monete che prima erano le Shat che nel tempo sono diventate Deben.

opterei anche io per sfruttare il periodo + florido per il baratto di quelle terre.

Ave,
Elwood

Staurophylaktos
00lunedì 30 maggio 2005 18:38
Economia

Se le basi geografiche dell'economia faraonica sono ben note, le basi tecnologiche lo sono già meno, e quando si tratta di definire l'economia stessa, di analizzare il meccanismo, di determinare i principi giuridici, abbiamo solo scarsi archivi di ragioneria, di qualche atto notarile e di dati allusivi sparsi nel tempo e nello spazio. Sui papiri e sugli ostraca di Deir el-Medineh si è potuto studiare la scala dei salari versati agli operai della necropoli e studiare quali curve hanno seguito i corsi dei metalli e dei cerali nella Tebe dei Ramses (1306-1070 a.C.).
Purtroppo si tratta di un caso eccezionale, perciò una vera e propria storia dell'economia non l'abbiamo.
Ai suopi inizi, per rimuovere il suolo, modellare il mattone, traspotrare la pietra, L'Egitto, in mancanza di meglio, usò e abusò delle braccia della manodopera obbligatoria, e la situazione giuridica del piccolo lavoratore sembra avvicinarsi alla schiavitù.
In condizioni normali, il commercio internazionale, i granai e i magazzini generali, le grandi pescherie, le flotte con i propri carpentieri e nocchieri, i lavori pubblici, sono organizzati e controllati minuziosamente da funzionari che dipendono dal sovrano, sia direttamente (“Casa del Re”), sia indirettamente (Case degli dei, harem, ecc.).
Comproprietà, prima, degli dei e dei Faraoni, le terre sono poste sotto l'amministrazione immediata di agenti del re, o affidate a usufruttuari perpetui, i templi; oppure sono attribuite a funzionari che ne assicurano la gestione e ne percepiscono le rendite come stipendio, a titolo vitalizio. Le aziende agricole, terra, fabbricati, attrezzi, uomini e bestie, dipendono così dal re o dagli alti delegati del re. Stando così le cose, si è creduto di definire l'economia faraonica come un socialismo di stato. In realtà, sembra che il potere sovrano del re, incarnazione assoluta del corpo sociale, sia stato il solo diritto inalienabile e veramente sacro. Tuttavia, anche tenendo conto dei dogmi di giustizia sociale predicati da questa teocrazia, la parola socialismo è sbagliata, perchè l'Egitto ha conosciuto di fatto, anche se solo in wpoca tarda, e consacrato con l'uso, una specie di proprietà privata. Oltre ai benefici fondiari e salariali in natura inerenti alle loro funzioni, i notabili, fin dalle epoche più antiche, detengono beni personali considerevoli: terreni incolti che, trasformati in poderi, portano il loro nome, beni immobili e mobili donati loro dal re, greggi formati e accresciuti per loro merito e anche i “beni venuti dalla casa paterna”, cose che essi possono alienare e trasmettere ai figli. D'altra parte, lo stesso Faraone, conferendo spesso l'eredità delle cariche e dei banefici, ha reso possibile il formarsi di una classe di proprietari. Infine, in certe epoche di debolezza, collettività clericali o anche personaggi altolocati si sono appropriati, in larga parte, dei diritti regi. Malgrado ciò, l'economia egizia si volle di stato e presentò tendenza totalitaria anche perchè la dipendenza strutturale dal Nilo e dalle canalizzaizoni richiedeva, come in molte società idrauliche, un forte e organizzato potere centrale: la proprietà privata, l'iniziativa personale, pur occuopando un posto notevole su scala locale, ebbero solo una parte secondaria di fronte al dominio diretto (reale) o indiretto (divino) dello stato, del servizio del principe, del lavoro organizzato e salariato, e della ripartizione dei mezzi di produzione e dei beni di consumo per via amministrativa.
Risulta che l'Egitto era veramente povero solo di legno da costruzione, di spezie, di rame, di ferro e d'argento. Lo stato se ne riforniva con facilità presso i popoli vicini per mezzo di commerci, diplomazia, razzie e conquiste. La valle del Nilo può esportare carta, pesce secco, lino e cereali.
Ora, malgrado l'alto livello delle arti e dei mestieri attinenti il lusso, e malgrado il genere di vita quasi moderno conferitogli dalla sua consumata scienza amministrativa, la società egizia conserva un'economia molto arcaica, fondata soprattutto sulla produzione annuale e sul consumo immediato delle derrate alimentari. Per esempio, un alto dignitario fa provvista di abiti, di gioielli, di vasellame, per il suo uso presente e futuro e per quello dei suoi familiari, ma per il resto, la maggior parte della sua ricchezza è formata dai raccolti delle terre di cui ha l'usufrutto come stipendio, e da quelli delle sue proprietà private, dalle rendite in derrate che gli vengono versate, più o meno apertamente, dai templi di cui è sacerdote. Questa massa di derrate non conservabile gli permette di reclutare una clientela privata e di far sentire il proprio peso, per mezzo di essa, sulla vita politica. Ma la sua ricchezza non può costituire capitale attivo. Se il piccolo commercio e il prestito sono probabilmente intesi su scala locale, non si forma però una classe di commercianti che fondi la propria potenza sul guadagno che deriva dai traffici. D'altra parte, la tecnica degli scambi non è favorevole. Certamente, per lo meno fin dai tempi di Amosis (1552 a.C.), per facilitare i baratto )quello in grande stile e non i minuti scambi quotidiani), si calcola il valore delle merci in quantità d'oro, d'argento e di rame.
A partire dall'VIII secolo a.C., se non prima, i lingotti d'argento sono timbrati con sigillo della tesoreria d'un grande tempio. Ma l'uso di valori metallici di derivazione asiatica non riesce a creare un'economia monetaria degna di questo nome; in certi casi, sotto i Ramses, si valuterà ancora il valore d'un oggetto in sacchi d'orzo! Questo avverrà ancora fino alla dominazione greca, anche se gli ultimi faraoni avevano cominciato a coniare milioni di monete d'argento, uguali alle dracme aten iesi raffiguranti la civetta, per pagare i mercenari greci.
Appoggiandosi direttamente e pesantemente sulla fecondità del Nilo, l'Egitto fu, in genere, prospero, avendo un'economia stabile a condizione però che lo stato fosse forte.
Vykos
00lunedì 30 maggio 2005 20:49
salve^^
chiedo scusa per la mia assenza in questo periodo, ma sono a meno di un mese dagli esami di maturità e sono a dir poco sommerso dallo studio.
Stauro, l'Egitto non sarà il tuo campo ma stai veramente girando a mille, note precise su quello che era e quello che non era in Egitto erano esattamente ciò che mancava (avremmo già Mn come esperto, ma anche lui è occupato con la scuola).
complimenti davvero, spero di poter tornare quanto prima al lavoro sul progetto.



Staurophylaktos
00martedì 31 maggio 2005 15:00
Vykos, troppo gentile!

Sulle monete, gli egizi usavano il Deben, che era un filo metallico che veniva tagliato per fargli avere il peso desiderato (contava il peso più che la lega di cui era compostao, e lo Shaty, un anello di metallo il cui valore era circa 1/12 di Deben.
Gabryk
00martedì 31 maggio 2005 21:08
Cosa dici, è grave se semplifichiamo a 1/10 invece che a 1/12?

La storia del Deben "filo metallico" non la sapevo! [SM=g27777]
Staurophylaktos
00martedì 31 maggio 2005 21:24
Re:

Scritto da: Gabryk 31/05/2005 21.08
Cosa dici, è grave se semplifichiamo a 1/10 invece che a 1/12?





Assolutamente no. La divisione in dodicesimi è di una scomodità assurda, fa solo bene mettere tutto in base 10!
Staurophylaktos
00mercoledì 22 giugno 2005 19:43
Metto qui le parti sulla lingua che ho già mandato a Gab in privato.
Staurophylaktos
00mercoledì 22 giugno 2005 19:43
ieratico

La scrittura geroglifica si prestava male ad una rapida notazione: per ragioni pratiche, si sviluppò dunque un corsivo, che si basava sui geroglifici: l'ieratico. Questa scrittura è una ricalcatura, segno per segno, della notazione geroglifica, poiché ogni carattere è una schematizzazione del suo originale lapidario.
I primi documenti che attestano l'esistenza di questo corsivo datano dal tempo delle prime dinastie. Sino alla fine del Nuovo reno, per quasi 2000 anni, restò d'uso comune. Generalmente è la scrittura speciale dei papiri, che serviva per le necessità dell'amministrazione, della giustizia e degli affari (conti, rapporti, minute di tribunale, testamenti, diari di lavoro, censimenti, inventari, ecc.), come pure alle esigenze dell'istruzione, della scienza e della letteratura, della religione, della magia, della corrispondenza privata.
Vediamo quindi che gli scribi si servivano dello ieratico con maggior frequenza che dei geroglifici. Da questo corsivo sui papiri, si sviluppò una forma secondaria di scrittura abbreviata, di cui si trovano molti esempi nei graffiti del deserto e nelle stele commemorative lasciate nelle cave dai viaggaitori che vi andavano a lavorare: il corsivo lapidario. Verso la fine del Nuovo Regno, poi, sotto le dinastie libiche, questa scrittura ieratica su pietra ebbe una fortuna particolare.
Sotto la sua forma più comune, quella dei papiri, lo ieratico presenta dei caratteri propri. E' scritto col pennello (sottile canna con la punta schiacciata) e con l'inchiostro nero, le note in rosso servono sia a segnalare il principio dei nuovo paragrafi, sia a distinguere, nei conti, i totali, oppure certi cereali e, nei testi letterari, a marcare la punteggiatura dei versetti; infine a scrivere il nome dei malfattori, essendo il rosso il colore delle forze ostili. Fino al Medio Regno, i testi ieratici si presentano frequentemente in colonne verticali, ma col tempo si generalizza l'uso di scrivere in linea orizzontale. La direzione della scrittura va da destra a sinistra.
Lo ieratico nato dalla scrittura geroglifica, ebbe in seguito un'evoluzione indipendente dal suo modello. Le forme dei segni si modificarono, intervennero legature (raggruppamento di parecchi segni in una sola abbreviazione fatta senza alzare il pennello). Si può così distinguere al primo colpo un testo del Medio Regno da un testo del tempo dei Ramessidi, poiché lo studio dei particolari permette anche di determinare, qualche volta con molta precisione, il secolo o il periodo di secolo in cui venne redatto un testo.
Verso l'800 a.C. sembra però che questa vita interna dello ieratico dia segni di stanchezza. Presto un nuovo corsivo, “ieratico anormale”, compare nell'Alto Egitto; poi più tardi il “demotico” rimpiazza l'ieratico in tutti gli usi correwnti. L'antico ieratico, così come lo si trovava nei testi letterari del nuovo regno, si fissa ormai in una forma che non evolverà più, se non in alcuni punti particolari, e diventa la scrittura riservata ai testi religiosi su papiro. Per questa ragione i viaggiatori greci gli diedero il nome che noi abbiamo conservato, di ieratico, cioè scrittura sacra.
L'uso del calamo (canna tagliata a punta finissima), che appare in Egitto nel III secolo avanti la nostra era e che ben presto sostituì il pennello, modificò assai sensibilmente l'aspetto dei testi ieratici, che ci appaiono, soprattutto nell'epoca romana, sotto una forma lineare assai meschina, in cui è scomparsa tutta l'eleganza degli antichi manoscritti.
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Omnia sunt communia

[Modificato da Staurophylaktos 22/06/2005 19.44]

Staurophylaktos
00mercoledì 22 giugno 2005 19:44
demotico

Verso la fine del VII secolo a.C. assistiamo all'apparizione di documenti scritti in un corsivo nuovo, che utilizzano una grammatica nettamente distinta dal neo-egizio, e che si servono di un nuovo vocabolario: chiamiamo questa lingua e questa scrittura, seguendo in ciò Erodoto, “demotico”
(scrittura popolare). Probabilmente è la forma che ha preso l'egizio parlato nel Basso Egitto: i documenti delle origini sono andati persi e questa nuova scrittura si rivela a noi solo in occasione della conquista del sud per opera dei re saitici.
Per circa un millennio, il demotico resterà, di fronte ai geroglifici ormai quasi limitati alle iscrizioni lapidarie, e allo ieratico, confinato alla letteratura religiosaa, la sola scrittura d'uso veramente comune. E' un corsivo derivato dallo ieratico amministrativo, ma molto più evoluto: legami, abbreviazioni, segni e gruppi superflui vi si moltiplicano, rendendo la lettura molto ardua. Col tempo, la scrittura demotica cessò di rinnovarsi, e si fissò finalemente in una forma abbastanza regolare. Il demotico è, soprattutto, la scrittura dei notai e dei funzionari; è quella dei contratti, dei testi giuridici, dei documenti amministrativi. Ma anche un numero apprezzabile di opere letterarie viene scritto in questa lingua: gesta nazionali (Ciclo di Petubasti), fiabe, testi sapenziali (Ankhsheshonqy, Isinger), novelle mitologiche, profezie, testi magici.
Staurophylaktos
00mercoledì 22 giugno 2005 19:46
Geroglifici

Per capire il sistema geroglifico, bisogna prima rendersi conto del carattere artificiale della nostra scrittura moderna: ridurre tutti i suoni e tutte le articolazioni possibili a un sistema grafico che comprende poco più di venti segni, è stata un'impresa grandiosa realizzata dagli uomini in parecchie migliaia di anni. A noi sembra un procedimento elementare lo scomporre una parola pronunciata in un dato numero di articolazioni e vocali semplici, perchè abbiamo imparato a scrivere fin da bambini. Ma l'uomo primitivi, che ignora la scrittura, può cogliere in un insieme di suoni articolati solo un'idea o un'immagine di un oggetto legata a tali suoni. La nozione di lafabeto (o scomposizione analitica di un insieme di articolazioni) è un fenomeno avvenuto assai tardivamente nella storia della scrittura. La tendenza primordiale è invece di evocare la realtà sensibile per mezzo della rappresentazione diretta, in mancanza di un simbolo, qualsiasi. Questa tendenza si manifesta nella pittura delle grotte preistoriche, ove le cerimonie magiche non vengono più compiute sugli animali stessi; ma sulla loro immagine; ed è essa a fornireai primi scrittori il materiale di base: nel caso specifico della scrittura geroglifica, dà vita agli ideogrammi.

I – Così, per scrivere pesce, casa, battello gli Egiziani usavano i segni rappresentando direttamente gli oggetti. Per evocare non più un oggetto percettibile, ma un'azione fisica, hanno creato degli ideogrammi che raffigurano un momento di tale azione.

Il sistema, quindi, è semplice, ma già per rappresentare le immagini materiali si presentavano certe difficoltà che implicavano l'estensione del sistema: per esempio, come rappresentare la birra, come disegnare il vento? Un liquido non ha una forma particolare, al massimo un colore, che non è necessariamente indicativo; quanto al vento, non è visibile in se stesso e se ne percepiscono solo gli effetti. Nel primo caso, gli scribi fanno quindi ricorso all'immagine del contenitore che serve a contenere la birra:

In mancanza di rappresentazione diretta, l'immagine del contenente può in tal modo evocare l'idea del contenuto. Per raffigurare il vento, gli Egiziani useranno l'immagine di una vela gonfia, disegnando in tal modo l'effetto per significare la causa.
Il sistema è già interessante, ma rimane limitato. Come rappresentare, ad esempio, parole quali padrone, servitore, sposa, fratello? Le flessioni che indicano, nel sistema verbale, le sfumature di compiutezza; i pronomi dimostrativi, i personali?

II – La soluzione di questo problema costituisce l'invenzione della scrittura, segna il passaggio dalla figurazione pura e semplice della realtà materiale (pittografica) alla trasposizione artificiale dei suoni del linguaggio. Gli ideogrammi suggeriscono infatti delle immagini, non delle parole, costituiscono un sistema semantico internazionale. Ma per esprimere parole astratte la scrittura non può essere figurativa, deve diventare un sistema d'evocazione unicamente fonetico, che potrà risvegliare delle idee solo in una data lingua; non basta più vedere i segni per capire il senso di un'iscrizione, bisogna anche pronunciarli, perchè il senso deriva dal suono, non dall'immagine. Arriviamo così alla seconda categoria di geroglifici: quella dei fonogrammi (segni che evocano suoni). Tali segni non saranno più nuove immagini; scelti dal repertorio degli ideogrammi, saranno ormai usati non più per il loro valore di evocazione ma per il loro valore fonetico. I segni cessano d'essere immagini dirette per diventare strumanti grafici, secondo il principio dei nostri rebus. La bocca si leggeva er, corrispondente alla preposizione che significa verso; nello stesso modo her, il volto, sarà usato anche per trascrivere su, e l'occhio truccato, au, esprimerà la parola au piacevole.
Come molto popoli appartenenti ai gruppi linguistici camito-semitici, gli Egiziani attribuiscono alle vocali un'importanza secondaria: la loro scrittura esprime solo le consonanti.

III – Ormai muniti d'ideogrammi, raffigurazione diretta dell'oggetto che si vuole evocare, e di fonogrammi, che col loro numer (oltre 150), permettono, isolatamente o in gruppo, di trascrivere foneticamente tutti i gruppi fondamentali di suoni, gli egiziani avevano già creato una scrittura atta a tradurre tutte le parole della loro lingua.
Ultimo punto importante: l'ordine dei segni. La scrittura geroglifica non separa i vocaboli e raggruppa i segni in modo da evitare il più possibile dei brutti vuoti. Non viene usata punteggiatura. Inoltre, i testi si possono leggere in colonne verticali, e, in ogni caso, tanto da destra a sinistra che al contrario: ci sono quindi quattro disposizioni possibili d'un testo geroglifico. In pratica, il senso del testo si scopre immediatamente dalla disposizione degli esseri animati: guardano tutti verso l'inizio dell'iscrizione.
La scrittura geroglifica appare all'alba del I dinastia (3100 a.C. Circa). Il sistema appare del tutto costituito fin dalla nascita; per più di tre millenni, i geroglifici figureranno su tutti i monumenti egizi, e ci sono pochi oggetti che non comportino iscrizioni. D'altro canto, l'area di diffusione di tale scrittura, corrispondente all'impero egizio, è immensa: comprende non solo la valle del Nilo, ma una buona parte del Sudan, le Oasi Occidentali, il Sinai e molti domini dell'Asia Minore. Nel corso del I millennio a.C., il sistema geroglifico, che fino a qual momento era apparso notevolmente stabile, cominciò a complicarsi, i segni classici acquistarono valori o forme inusutate, e nuovo segni entrarono nell'uso. Gli scribi del Nuovo Regno si accontentavano di 700 segni circa, sotto il regno dei Tolomei si arriva a migliaia.
L'ultima iscrizione geroglifica conosciuta attualmente, contemporanea di Teodosio, è del 24 Agosto 394, nell'isola di File, vicino alla prima cateratta.


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