"Lupi: il Miglior Nemico dell'Uomo" di Barry Lopez

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Vittek
00sabato 4 settembre 2004 04:07
Inserisco qui alcuni stralci di questo libro che trascissi perchè i miei giocatori potessero leggerli. Sono ottimi spunti per una parte dell'educazione che i Cuccioli ricevono al Caern.

Per chi è interessato all'argomento, il libro è consigliatissimo. Il titolo l'ho trovato tra i testi consigliati su Werewolf edizione revised.
Vittek
00sabato 4 settembre 2004 04:09
Il termine "alfa" però, sviluppato per descrivere animali in cattività, è forviante. Gli animali alfa non sempre guidano la caccia, aprono la pista nella neve o mangiano prima degli altri. Un esemplare alfa potrebbe esserlo solo in determinati periodi per una ragione specifica e, va detto, lo è per servire gli altri componenti del branco.
Il lupo è un animale sociale, la sua sopravvivenza dipende dalla cooperazione, non dalla lotta. Gli esseri umani, soprattutto negli ultimi anni, si sono abituati a parlare di "élite dominanti" in ambito lavorativo e altrove, ed hanno acriticamente ritenuto che i branchi di lupi si conformassero ai propri schemi mentali. La struttura sociale di un branco di lupi è dinamica, quindi soggetta a cambiamenti, in particolare nella stagione degli amori, e potrebbe capovolgersi in altri frangenti, come nel gioco. La sua presenza è importante durante l'accoppiamento, l'assunzione di cibo, gli spostamenti e il mantenimento del territorio, e sembra avere uno scopo quando i lupi si radunano per rassicurarsi a vicenda degli aspetti positivi del loro stile di vita così come si riflette nell'ordine sociale, in grado di accrescere le possibilità di sopravvivenza attraverso la caccia di gruppo e il controllo naturale della popolazione.
Tuttavia, caricare di un'enfasi eccessiva questi presunti aspetti comportamentali come "intimidazione", "autoritarismo" e giochi di crudeltà psicologica basati su strutture sociali, vuol dire semplicemente confondere gli strumenti di analisi umana con il vero comportamento dei lupi.


Vittek
00sabato 4 settembre 2004 04:10
Ricordo di una volta in cui mi avvicinai ad un branco nel Nelchina Basin, nell'Alaska centro-meridionale. Uno degli animali, una femmina, che era stato colpito con un tranquillante dall'elicottero, andò ad accasciarsi in un fitto bosco. Per raggiungerla dovemmo atterrare in una radura e trascinarci nella neve fino alle anche. Nell'avvicinarmi, notai il suo aspetto assolutamente sano. Era marzo, un periodo di carestia nell'arco dell'anno, ma la lupa aveva uno spesso strato di grasso lungo il dorso. Si era alimentata bene. Quando le aprii la bocca, vidi che i canini erano stati ridotti a delle protuberanze. Doveva avere otto o nove anni. Non era lei a procurarsi la carne di cui si nutriva, e tra i lupi coloro che non contribuiscono alla vita associata sono destinati alla morte. Quale apporto forniva questo esemplare? Per quanto antropomorfa fosse, non riuscivo a liberarmi dell'idea che il suo contributo si limitasse alla sua esperienza. Era un componente del branco, pensai, che sapeva dove trovare i caribù.
Vittek
00sabato 4 settembre 2004 04:10
Il punto focale dell'atto venatorio tra i Naskapi è la preparazione di un pasto rituale, chiamato mokoshan. La carne e le ossa del caribù vengono preparate con cura e consumate dai cacciatori. Non un boccone di carne o una scheggia d'osso devono toccare il suolo. La funzione del pasto per il Naskapi è ingraziarsi lo spirito del Caribù, manifestare rispetto per la sua carne, onorare il sottile equilibrio che lo tiene in vita affermando che non ci saranno sprechi.
Non è difficile per il pensiero occidentale farsi sfuggire la serietà di questo rituale: il legame tra cacciatore e preda (simboleggiato nel pasto) regge le fondamenta di ogni società cacciatrice. E', letteralmente, l'aspetto più importante della vita di un cacciatore. Fallire nella caccia significa fallire nella sussistenza. Morire. Essere finito. Il rituale preparatorio alla caccia, quindi, riconosce un accordo perpetuo: la preda sarà data al cacciatore dagli abitanti del mondo degli spiriti finchè il cacciatore confermerà il suo valore. La caccia in sè non è che un atto derivante da un accordo; la pallottola o la freccia un simbolo della comunicazione tra cacciatore e preda.
Vittek
00sabato 4 settembre 2004 04:14
Nella sezione precedente dedicata alla caccia, ho accennato a quel momento di contatto visivo tra lupo e preda, un momento che sembra palesemente decisivo. In questi momenti i lupi eseguono azioni incompresibili (all'occhio umano). Cominciano a inseguire un animale e poi si girano e se ne vanno. Osservano una serie di tracce di alci fresche di un minuto, le annusano e proseguono, ignorandole. Camminano lungo il perimentro di una mandria di caribù comunicando, in apparenza, l'intenzione di attaccare. E la preda risponde al segnale. L'alce trotta verso i lupi, che se ne vanno. L'antilocapra getta in alto la groppa bianca affinchè venga seguito. Una vacca ferita si alza per farsi notare. E la preda si comporta in modo strano. Il caribù usa di rado il palco delle corna contro il lupo. Un alce sofferente che, per quanto ne sappiamo, potrebbe intimare il dietro front ai lupi solo restando ben piazzato al suolo, assume la condotta che più di ogni altra può far scaturire un attacco, l'azione che è meno capace di portare a termine: corre.
Ho chiamato questo scambio in cui gli animali sembrano fissare lo sguardo e prendere una decisione la conversazione di morte. E' uno scambio cerimoniale, la carne della preda in cambio del rispetto per il suo spirito. In questo modo, entrambi gli animali, e non solo il predatore, stabiliscono che l'incontro termini con la morte. In tutto questo esiste almeno un ordine sacro e nobiltà, ma è qualcosa che accade solo tra il lupo e le sue prede maggiori. Esso produce, per il lupo, carne sacra.
Immaginate una vacca al posto dell'alce o del cervo a coda bianca. La conversazione di morte è notevolmente stentorea con gli animali domestici. Gliela hanno estirpata e ora non sanno come affrontare un lupo. Il cavallo, per esempio, animale così grosso da riuscire, come un alce, a rompere le costole di un lupo o a fracassargli il cranio con un calcio, verrà preso dal panico e scapperà.
Quello che succede quando un lupo penetra un gregge di pecore e ne uccide venti o trenta come se fosse costretto, forse non è tanto un macello quanto il fallimento della percora nel comunicare qualsiasi cosa - resistenza, rispetto reciproco, parità - al lupo. Il lupo ha dato avvio a un rituale sacro ma si è scontrato con l'ignoranza.
Questo ci porta ad un secondo punto, che tratta una morte diversa da quella che conosciamo noi umani. Quando il lupo "chiede" la vita di un animale, sta reagendo a qualcosa che in quell'animale dice "La mia vita è forte. Vale la pena richiederla". Un alce potrebbe essere biologicamente costretto a morire perchè vecchio o ferito, ma può scegliere. La morte non è tragica: è dignitosa.
Consideriamo di nuovo gli indiani. Le culture indiane americane sottolineavano come non ci fosse nulla di sbagliato nella morte: bisognava solo lottare per morire bene, scegliere consapevolmente di morire anche se è inevitabile. Era la gloria maggiore di cui poteva godere un guerriero che nelle fauci della morte metteva in atto questo tipo di autocontrollo. La capacità di vedere la morte in modo meno tragico era radicata in una diversa percezione dell'ego: una persona era indispensabile e al tempo stesso non necessaria per il mondo. Nella conversazione di morte è la lotta per la morte ad essere "adeguata". "Ho vissuto una vita piena" dice la preda. "Sono pronta a morire. Voglio morire perchè la mia morte permetterà ai miei compagni di mandria di continuare a vivere. Sono pronta a morire perchè ho una gamba rotta o i polmoni ammalati e ho fatto il mio tempo."
La morte è concordabile reciprocamente. La carne che produce ha potere, come se fosse consacrata. (Questa è una bella parola. Ci colpisce in questo caso solo perchè è estranea al suo normale contesto.)
De4thkiss
00sabato 4 settembre 2004 11:35
bella vittek... veramente utile da far leggere a ki non konosce il gioko x farli entrare nell'atmosfera del gioko... sperando ke i lupi non vengano presi kome tritakarne pelosi!

ottimo veramente!
Chaoshadow
00sabato 4 settembre 2004 13:28
Lo sto leggendo proprio in questo periodo, dopo averlo finalmente trovato (oltretutto è anche economico, sugli 8 euro).
Uno dei saggi di culto sull'argomento, uno dei primi a rivoluzionare molti preconcetti e ora anche usato tra i testi universitari.
Lopez poi scrive in maniera molto godibile secondo me, il che salva il lettore dall'effetto 'saggio classico suscita sbadigli'.
E la parte su leggende e storie ha MILLE spunti utilizzabili.
Anche se datato è molto, molto meglio di tanti semi-romanzi su 'vivere con i lupi', dove nel giro di poche pagine scopri che si tratta di lupi in cattività. :wall:

Ne conosci altri da consigliare?


Vittek
00domenica 5 settembre 2004 13:23
No, mi spiace... ma per prepararmi al ruolo di Narratore mi sono letto Il Richiamo della Foresta e Zanna Bianca, visto che non l'avevo mai fatto. Anche questi sono consilgiati sul manuale Revised. Quella pagina è un pozzo di saggezza.
Chaoshadow
00lunedì 6 settembre 2004 20:08
Una lettura imho bellissima e coinvolgente (romanzo, non racconto) è 'La Danza della Luna' (Moon Dance) di S.P. Somtow (che ha anche scritto qualche novella breve per le raccolte di racconti della WW, tra l'altro). Sul mio manuale di Werewolf mi sono accorta che è segnalato dopo averlo letto per conto mio, non so se lo sia anche sulla Revised.
Se vi capita buttateci l'occhio !


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:40.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com