Nati da cotanto ingengo, questi pochi versi esaltano lo spirito goliardo insito in ogni uomo, si fiero, si gagliardo come il vino nelle osterie, come l'amore sui verdi prati. E se fosse vivo, il divino poeta non potrebbe che dire "sicuramente mi prostassi a contanti versi di si divo ingegno, senonche postrommi, con sommo dolore, il deretano mi vedressi insidiato".
Il cappello piumato
Ero un nobile, un gran signore
avevo denari, tesori, castelli
ma il fato beffardo che gran dolore
mi porto' via tutto, mi prese i fondelli
La casa, il parco, la scuderia
andarono in fumo in osteria
I servi, i gioielli, cha fato beffardo
Li persi tutti giocando d'azzardo
Lucrezia, Lucilla, Marianna, Camilla
Si portarono via il mulino e la villa
Il conte Arnaldo con nobile sguardo e cortesi maniere
Un giorno mi disse "Tu non sei nobile, sei puttaniere"
Vagando pel bosco incontrai madonna cortese
senza indugio ei gagliarda in potta lo prese
Rialzandosi leggiadra ei disse "son due denari"
io le risposi "non si chiava gratis? Che tempi corsari!"
Raccolte le braghe con agile gesto
la distanziai partendo al galoppo
"Ladro, ribaldo, brigante maldestro
nel tergo ti pianto due palle di schioppo!"
"Gentile madonna di onesta virtude
non chiede denari per tale servigio
beffarda maliarda di modo si rude
non merita certo ne' soldo ne' agio"
E voi mi chiedete "che t'e' rimasto?"
"O popolo bruto ma che vi rincresce?
Di certo sapete, signori si nasce
Signore rimango in mezzo al disastro"
"Che m'e' rimasto? oh fato beffardo!
Il vino, le donne, lo spirto goliardo,
e del mio retaggio del tempo passato
un nobile ingengno e un cappello piumato"
Kaos
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Con muscoli di ferro e tendini d'acciaio, col respiro di fumo e fiamme, con i passi simili al rombo del tuono, e' cosi' che voglio vivere.
E quando verra' la mia ora, sprizzero' scintille e sanguinero' olio nero, come i fratelli d'acciaio, quando moriro', moriro' nel vapore.
[Modificato da K4oS 12/07/2004 22.16]